GLIEROIDELCALCIO.COM (Manuel Cordero)
Siamo a Lisbona, capitale del Portogallo. Allo Estadio da Luz si gioca la semifinale di andata della Coppa delle Coppe tra Benfica e Parma.
A Catedral, così la chiamano i tifosi degli Encarnados, è tinta di rosso: 80mila spettatori ne riempiono le gradinate. Sono tutti lì per vedere lui, per ammirare O Maestro.
Visionato e scelto da un certo Eusebio, quando aveva soltanto l’età di 5 anni. A 9 fu inserito nelle Giovanili del Benfica. A 19 entrò a far parte della prima squadra.
Ciò che colpisce di questo giocatore non è la sua velocità, ma la tecnica e l’intelligenza con cui serve assist sublimi ai compagni. La capacità di smarcarsi e muoversi in spazi microscopici. Saltare gli avversari con una facilità disarmante.
Dotato di calma, pensiero, fantasia diventa presto il numero 10 degli Encarnados. I palloni passano tutti dai suoi piedi. Lui deve solo alzare la testa, anzi, non la deve alzare, sa già tutto prima che succeda. Sa già cosa accadrà. E come puoi giocare contro uno così?
Si chiama Rui Manuel Cesar Costa e quel giorno, il 29 marzo del 1994, compie 22 anni.
Le formazioni:
BENFICA (3-4-3): Neno; Mozer, Kulkov, Helder; Xavier, Veloso, Paneira, Rui Costa; Isais, Pinto, Yuran. Allenatore: Antonio José Conceinçao Oliveira
PARMA (3-5-2): Bucchi; Minotti, Apolloni, Sensini; Di Chiara, Benarrivo, Pin, Crippa, Brolin; Zola, Asprilla. Allenatore: Nevio Scala
L’arbitro della gara è Bernd Heynemann. Iniziò ad arbitrare ai massimi livelli nel 1980, dirigendo 88 partite in DDR Oberliga, cioè il campionato di calcio tedesco orientale. Dopo che la Germania si riunì, arbitrò altri 151 incontri nella Bundesliga.
Al di fuori dei confini tedeschi da annoverare Croazia-Portogallo agli Europei 1996 e Colombia-Tunisia, Italia-Norvegia ai Mondiali 1998.
L’unica macchia della sua lunga carriera, terminata nel 2001, fu quella che lo vide protagonista negativo durante il match di Coppa UEFA 1997: Lione-Inter 1-3.
Heynemann alloggiava nel solito hotel del club milanese. Cenò con alcuni dirigenti nerazzurri.
Fatto sta che convalidò lo 0-1 di Moriero, col calciatore in netto fuorigioco, e non concedette due penalty al Lione.
Ma torniamo a Lisbona. Torniamo a quella partita che sta per vedere all’opera uno dei migliori trequartisti della storia del calcio.
Il match è maschio. Le due compagini sono organizzate. L’intensità sale secondo dopo secondo. Le azioni non mancano. I tackle sono all’ordine del giorno e i faccia a faccia, tra avversari, non si fanno attendere.
Un giocatore comune, soprattutto se tecnico, vivendo un’ambientazione del genere, potrebbe anche scoraggiarsi e finire per isolarsi dal gioco. Ma lui, O Maestro, non ha niente di comune.
Si esalta: cerca di smarcarsi, di dribblare gli avversari, di creare superiorità numerica, di portare il pallone avanti, di far girare la squadra. Insomma, di dare la scossa. E quella arriva subito.
Minuto numero 8’ del primo tempo. Siamo sulla fascia sinistra del Benfica. I rossi hanno appena recuperato il possesso e imbastiscono l’azione. Veloso passa il pallone a Rui Costa, allargatosi per ricevere. Il numero 10 triangola con Yuran. Poi… la magia: mette a sedere, nel vero senso della parola, Pin; con l’esterno destro sposta la palla e salta Minotti; di piatto serve Isaias che segna la rete del vantaggio.
Questo, però, non basta. Al minuto numero 14’ il Parma pareggia. Zola lancia lungo per Asprilla. Il colombiano stoppa, tiene botta col difensore dei portoghesi, Helder, e da terra riesce a mandare la sfera sui piedi di Di Chiara. L’esterno italiano porta palla, saltando due difensori, e di punta poggia a Brolin. Lo svedese, di prima, mette Zola, che si era lanciato in area di rigore, davanti a Neno. L’attaccante dei ducali insacca: 1-1.
Potrebbe crollare, spezzarsi, mollare. Ma Manuel Rui Costa non è uno che demorde. Continua a trascinare il Benfica azione su azione.
I rossi spingono per trovare il vantaggio. Sono ammaliati e, allo stesso tempo, attratti dalla determinazione e dal carisma di quel 22enne. O Maestro si accolla le sorti sue e di altri 10 uomini. Capisce che la questione è seria e va risolta. Anche senza colpi da “Maestro”.
Bisogna vincere. Bisogna mandare quella palla in fondo alla rete. Eppure, chi lo guarda quella sera, non se ne accorge: si muove leggero sul manto erboso, senza il peso di chi è obbligato a dover essere decisivo. Quasi che l’esserlo non fosse un obbligo che gli altri gli imputano per le sue doti, ma un suo volere. L’espressione stessa della sua forza.
Secondo tempo. Siamo al minuto numero 15’. Yuran scatta sulla fascia sinistra. Dai e vai con Isais, che si butta subito in area. Il russo crossa, mentre il brasiliano prova una mezza rovesciata che va a vuoto. La palla rimbalza una volta. Due volte. Paneira passa a Pinto che, marcato, non riesce a girarsi e stoppa male un pallone che, però, finisce sul piede destro di… E’ come se, in quell’istante, il tempo ne A Catedral restasse sospeso. Come se gli Dei del calcio, presi anche loro dalle passioni umane, volessero fotografarsi bene quell’istante. Come se, e lo sanno dalle parti di Lisbona, uno così non passasse sempre. Anzi, non passasse mai più.
In realtà tornerà ancora. Nel 2006 risolse il contratto col Milan e vestì di nuovo quella maglia rossa. Ne diventerà, due anni dopo, il Direttore Sportivo e, nel luglio 2021, il Presidente.
E’ inutile dire chi sia colui che ha segnato: lo si sa già. O come lo abbia fatto: ha colpito il pallone di collo pieno, insaccando in rete.
Quello che conta è cosa sia rimasto impresso nei cuori di chi lo ha visto giocare. Di chi a Firenze lo ha visto formare una delle coppie d’attacco più forti, che nella storia del calcio italiano si siano potute ammirare. Di chi a Milano lo ha visto alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie. Di chi quella sera, in quella semifinale, lo vide segnare il gol vittoria e correre con le braccia alzate al cielo, verso la bandierina del calcio d’angolo. Verso i propri tifosi. Verso l’abbraccio dei propri compagni.
Come puoi giocare contro uno così?
Buon compleanno Rui.
Oggi, 29 marzo 2022, Rui Manuel Cesar Costa compie 50 anni.