Jannik Sinner costretto al ritiro a Shanghai (Foto IG @eurosportitalia - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner costretto al ritiro a Shanghai (Foto IG @eurosportitalia - glieroidelcalcio.com)
Parole dure scuotono il mondo del tennis dopo quanto accaduto a Shanghai, sul ritiro di Sinner Panatta è brutale.
C’è un’aria pesante, non solo per il caldo e l’umidità, ma anche per le polemiche che hanno investito il Master 1000 di Shanghai. In queste ore, infatti, il tennis internazionale sta facendo i conti con una serie di episodi che lasciano poco spazio ai dubbi: qualcosa, in Cina, non ha funzionato.
Gli atleti sono apparsi stremati, provati, alcuni addirittura costretti ad abbandonare il campo. E quando un campione come Jannik Sinner è costretto al ritiro, è chiaro che il problema va ben oltre la semplice sfortuna o una giornata no.
Il torneo asiatico, che doveva rappresentare una tappa spettacolare del circuito, si è trasformato in una vera catastrofe. Tutto è iniziato con lo svenimento di Marton Fucsovics, un episodio che ha subito fatto capire che le condizioni non erano delle migliori. Poi sono arrivati i malori di Taylor Fritz e di Arthur Fils Mpetshi Perricard, visibilmente in difficoltà per la calura.
Anche Francisco Comesana e persino Novak Djokovic hanno accusato giramenti di testa, segno che qualcosa non andava davvero. E infine, in ordine cronologico, è toccato a Sinner: l’azzurro, stremato, ha dovuto dire basta nel match contro l’olandese Tallon Griekspoor, un ritiro che ha lasciato tutti con l’amaro in bocca.

Non si è fatto attendere il commento di Adriano Panatta, che senza mezzi termini ha puntato il dito contro le condizioni di gioco. Le sue parole sono state durissime: “Le condizioni di gioco a Shanghai erano brutali. A Shanghai l’ho visto molto provato, ma non solo lui, tutti i giocatori. Ci sono stati ritiri, svenimenti… Ci sono 36-37 gradi e si gioca all’aperto, non al coperto. C’è un tasso di umidità del 95% e un tasso di inquinamento dell’84%, che è indicato come malsano ed è sconsigliata l’attività sportiva”.
Parole che non lasciano scampo e che, senza ombra di dubbio, fanno riflettere sull’organizzazione di certi tornei. Perché è evidente che il problema non riguarda solo la prestazione sportiva, ma la salute stessa dei giocatori. Sinner, visibilmente provato, ha provato a resistere fino all’ultimo, ma il fisico ha detto basta. E non è il primo, né probabilmente sarà l’ultimo, a cadere sotto i colpi di un clima diventato insostenibile.
Il dibattito è aperto e c’è chi chiede già all’ATP di intervenire. Perché se il tennis è sacrificio e resistenza, non può però trasformarsi in un rischio per la salute. E quando persino un atleta allenato e preparato come Jannik Sinner è costretto a fermarsi, è chiaro che il limite è stato superato. Shanghai doveva essere una festa del tennis, ma si è trasformata in un monito. E questa volta, le parole di Panatta suonano più come un avvertimento che come una semplice critica.
