Arte e origini del football nell’Inghilterra dell’Ottocento. Parte III: Uno sport da professionisti Thomas Marie Madawaska Hemy, "The Corner Kick", 1895 - Gli Eroi del Calcio
Connect with us

Arte & Football di Danilo Comino

Arte e origini del football nell’Inghilterra dell’Ottocento. Parte III: Uno sport da professionisti Thomas Marie Madawaska Hemy, “The Corner Kick”, 1895

Published

on

GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Comino) – Nel 1895 Thomas Marie Madawaska Hemy (nave Madawaska, 1852 – Isola di Wight, 1937) dipinse quello che è oggi considerato il più antico quadro sul calcio del mondo; si trova a Sunderland, nell’ingresso principale dello Stadium of Light, dove gioca il Sunderland AFC. Nel corso della sua storia il dipinto ha ricevuto vari titoli – Sunderland v Aston Villa 1895, The Last Minute – Now or Never e The Corner Kick – ed è forse per evitare confusione che i tifosi del Sunderland lo chiamano semplicemente “Hemy Painting”. In questa sede uso il titolo The Corner Kick perché è quello con cui è oggi esposto allo Stadium of Light. Nel 1895 calcio e rugby erano già due sport ben diversi tra loro pur essendo entrambi considerati football; il quadro di Hemy ci mostra un football lontano anni luce da quello amatoriale per pochi gentlemen che ci ha fatto conoscere Wollen; raffigura due club, il Sunderland AFC e l’Aston Villa FC, che di fronte a migliaia di spettatori paganti lottano per il primato nella Football League, il più antico campionato professionistico di football. Entrambi i club schierano giocatori di origine operaia e funzionano come vere e proprie società di capitali. Solo sedici anni separano il quadro di Wollen da quello di Hemy, ma in questo breve lasso di tempo il football visse un cambiamento radicale, quasi una rivoluzione. Ripercorriamone rapidamente le tappe.

Thomas M.M. Hemy, The Corner Kick, 1895. Sunderland, Stadium of Light

Come abbiamo visto, negli anni Cinquanta nacquero i primi club di football su iniziativa di esponenti delle classi medio-alte; il loro fine era il semplice divertimento giacché non era considerato degno di un gentleman giocare per denaro. Presto i vari club si organizzarono in due organi direttivi, la Football Association (dal 1863) per il calcio e la Rugby Football Union (dal 1871) per il rugby. La Football Association creò nel 1871 la FA Cup, una competizione nazionale a eliminazione diretta, che fu presto imitata da analoghi tornei su scala locale tanto nel calcio come nel rugby. All’inizio parteciparono a queste competizioni solo club di gentlemen, ma dalla fine degli anni Settanta presero a giocare anche gli operai: e qui iniziarono i problemi per la Football Association e la Rugby Football Union, i cui vertici appartenevano alle classi medio-alte ed erano poco propensi alla promiscuità sociale. Vari fattori resero possibile la diffusione del calcio e del rugby anche tra la classe lavoratrice: il primo fu una maggiore disponibilità di tempo. Gli operai specializzati delle aree industriali del centro e del nord-ovest dell’Inghilterra ottennero, dagli anni Cinquanta, significative riduzioni dell’orario di lavoro; in particolare, nel 1874 conseguirono che terminasse alle 13:00 la giornata lavorativa del sabato, il cui pomeriggio diventava così disponibile per il football. Un secondo fattore decisivo fu un generale aumento dei salari a partire dagli anni Settanta, grazie al quale molte più persone poterono permettersi un’alimentazione migliore e qualche divertimento come il calcio o il rugby. Inoltre, le riforme del sistema educativo garantirono un’alfabetizzazione diffusa anche tra la classe operaia, moltiplicando così i lettori delle riviste di football che iniziarono a essere pubblicate proprio negli anni Settanta: il calcio e il rugby potevano così entrare nella vita di milioni di persone. Fu proprio in questa decade che comparvero i primi club operai, la cui origine era legata a un pub, a un luogo di lavoro, a una scuola (come il Sunderland AFC, fondato nel 1879) oppure a un’istituzione religiosa (come nel caso dell’Aston Villa FC, nato nel 1874). Una volta iscritti alla Football Association, questi club potevano partecipare alla FA Cup, l’unica competizione di football su scala nazionale; va detto al riguardo che una rete di trasporti efficiente rendeva ormai abbordabili gli spostamenti tra una città e l’altra. Ciò, ovviamente, rendeva possibile che un club di gentlemen, che di solito era di Londra, si ritrovasse a giocare contro uno di operai delle aree industrializzate del centro o del nord-ovest dell’Inghilterra. Una sida ad armi pari tra gentlemen e operai era un fatto inaudito nella società classista del tempo che, grazie al calcio, diventava ora possibile; era uno scontro non solo tra classi diverse, ma anche tra stili di vita, culture e persino lingue differenti; e quel che era peggio – direi traumatico – per i gentlemen era che gli operai stavano diventando più bravi di loro a giocare a calcio! In effetti, l’approccio degli operai al football era molto pratico; innanzitutto preferivano il calcio al rugby perché aveva un rischio di infortuni più basso: le loro condizioni lavorative erano migliorate, certo, ma il lunedì bisognava pur sempre tornare a sgobbare in fabbrica! Nei club operai del centro-nord, inoltre, si identificavano intere comunità – città o quartieri – che volevano vederli vincere sia contro i rivali vicini – il campanilismo è presente in ogni epoca e a tutte le latitudini! – sia contro i club borghesi/aristocratici di Londra. Pertanto, i club del centro-nord iniziarono a preparare bene le partite, a sperimentare nuove tattiche; a tal riguardo, in Scozia – a Glasgow – era nato un modo di giocare basato su passaggi brevi, che era molto più efficace – anche se meno “eroico” – di quello dei club londinesi, fatto di coraggiose azioni personali di sfondamento. Pertanto, i club del centro-nord iniziarono ad arruolare giocatori scozzesi, offrendo loro un lavoro sicuro in fabbrica o in un pub, che in realtà non era altro che un modo per pagarli sottobanco aggirando l’obbligo del dilettantismo imposto dalla Football Association. Per assicurarsi i talenti migliori i club dovevano avere delle entrate, iniziarono così a far pagare un biglietto a chi voleva vederli giocare; gl’incassi al botteghino potevano essere reinvestiti in impianti migliori, capaci di accogliere più tifosi. La Fa Cup del 1882-83 segnò una svolta nella storia del calcio perché per la prima volta fu vinta da un club operaio del nord, il Blackburn Olympic; da allora nessun club di gentlemen tornò ad aggiudicarsi il torneo: il calcio professionistico e operaio stava trionfando su quello dilettantistico borghese/aristocratico. La Football Association tentò dapprima di proibire ogni forma di retribuzione, ma nel 1885 – di fronte alla minaccia dei club del centro-nord di formare una federazione indipendente – dovette finalmente accettare che si potesse ricevere un compenso per giocare a calcio. I club del centro-nord si resero presto conto che, per continuare a pagare gli ingaggi dei giocatori senza fare fallimento, non bastavano gli incassi delle poche sfide importanti che poteva garantire la FA Cup, ma che ci volevano numerosi incontri di alto livello. Fu così che, su iniziativa dell’amministratore dell’Aston Villa, il 17 aprile 1888 fu creata a Manchester la Football League, un campionato con partite di andata e ritorno cui parteciparono dodici squadre del centro nord, che salirono a quattordici nel 1891-92 e a sedici dal 1892-93.

Finale della FA Cup del 1882-83 tra Black Olympic e Old Etonians, illustrazione di John Dinsdale

L’Aston Villa fu tra i fondatori della Football League, mentre il Sunderland vi accedette dalla stagione 1890-91. Il Sunderland non badò a spese nell’accaparrarsi i migliori giocatori scozzesi del tempo e raggiunse presto i successi sperati vincendo i campionati del 1891-92 e del 1892-93. In quello successivo s’impose l’Aston Villa, che aveva già in bacheca la FA Cup del 1886-87, ma nel 1894-95 il Sunderland si laureò di nuovo campione divenendo così il primo club a vincere per tre volte la Football League. La stagione 1894-95 fu vincente anche per l’Aston Villa, che si aggiudicò la seconda FA Cup della sua storia. Quando Hemy dipinse The Corner Kick nel 1895, Sunderland e Aston Villa erano quindi i migliori club di calcio del mondo.

Il quadro raffigura la partita di Football League che Sunderland e Aston Villa giocarono il 2 gennaio 1895 allo stadio Newcastle Ground di Sunderland. L’Aston Villa doveva vincere per rimanere in corsa per il campionato e andò in vantaggio per 3 a 1; nel secondo tempo però dovette subire la rimonta dei padroni di casa che fissarono il punteggio sul 4 a 4. In The Corner Kick vediamo un ultimo disperato attacco dei giocatori dell’Aston Villa che, nei minuti finali, tentano di sfruttare un calcio d’angolo per segnare il gol della vittoria: ovviamente, la palla che l’attaccante sta per colpire di testa non finirà in rete e la partita terminerà in parità. La scelta di rappresentare un simile momento può parere un po’ sadica, ma va interpretata come un segno di rispetto per l’Aston Villa, che lottò con tutte le sue forze fino all’ultimo minuto per battere il Sunderland; i due club diedero vita a una partita spettacolare, che restò nella memoria di tutti i presenti. The Corner Kick è una specie di omaggio al nuovo calcio professionistico e alle emozioni che può dare.

Il quadro di Hemy ci dà molte informazioni interessanti sul calcio di fine Ottocento. Innanzitutto, ci fa vedere quanti spettatori potesse attirare, già nel 1895, una partita importante in Inghilterra; il Newcastle Ground di Sunderland poteva ospitare fino a 20.000 spettatori; in quello stesso anno, l’Aston Villa vinse la finale di FA Cup al Crystal Palace di Londra davanti a 42.250 astanti. In secondo luogo, The Corner Kick ci mostra un trucco del tempo per limitare i danni del gelo (la partita fu giocata il 2 gennaio): tra un incontro e l’altro il terreno di gioco era ricoperto di fieno (se ne vedono mucchi oltre la linea di fondo). Un terzo dettaglio interessante del dipinto è che presenta ben undici calciatori con la maglia bianco-rossa del Sunderland AFC: all’epoca il portiere non si distingueva ancora dai compagni. Ovviamente, i giocatori non hanno numeri sulla schiena: questi furono introdotti molto più tardi. Un’altra particolarità del calcio del tempo è che l’area del portiere non era rettangolare, ma era formata da due semicerchi che avevano il centro in corrispondenza dei pali della porta; l’area di rigore era invece delimitata da una linea retta che tagliava orizzontalmente il campo e arrivava fino alle linee laterali. Poco dietro la porta ci sono due esponenti delle forze dell’ordine; era compito dei club garantire la sicurezza nel proprio stadio: una bella differenza rispetto al clima rilassato del quadro di Wollen del 1879! Un ultimo dettaglio degno di nota è l’oggetto a terra in primo piano; si tratta di un parastinchi appena caduto al giocatore del Sunderland di spalle al centro: come si può vedere, queste enormi protezioni erano all’epoca allacciate sopra i calzettoni.

Il quadro fu incaricato a Hemy da un esponente importante del Sunderland per festeggiare la vittoria del terzo titolo di Football League. I dirigenti del club sono raffigurati seduti in una zona degli spalti situata proprio dietro la porta; questa infelice ubicazione è dovuta all’esigenza di farli rientrare nel quadro: in realtà videro l’incontro dalla tribuna coperta che vediamo in fondo a sinistra. Certo, una dirigenza facoltosa e un pubblico numeroso erano fattori importanti nelle fortune di un club, ma i veri protagonisti delle sue vittorie erano i calciatori: erano questi, infatti, che con le loro imprese raggiungevano lo status di eroi per la città che li seguiva con passione. Eroi in cui i tifosi si identificavano anche perché erano operai come loro; infatti, sebbene il professionismo fosse legale in Inghilterra dal 1885, i giocatori preferivano conciliare l’attività calcistica con un lavoro sicuro in fabbrica o in un pub perché la loro carriera era breve: nel migliore dei casi terminava poco dopo i trent’anni, nel peggiore poteva essere stroncata prima da un infortunio.

The Corner Kick di Hemy può avere un certo impatto su chi entra dall’ingresso principale dello Stadium of Light di Sunderland per via delle sue grandi dimensioni: misura 3,67 metri in larghezza e 2,59 in altezza. Non meno appariscente è la sua cornice dorata, che in basso al centro presenta un pallone – anch’esso dorato – a grandezza naturale. Lungo il lato inferiore della cornice corre una fascia bianca ornata da placche in avorio con i nomi di tutti i giocatori raffigurati (manca solo il portiere dell’Aston Villa, per ovvie ragioni), dell’arbitro e del segretario del Sunderland, che forse è il committente del quadro. Non potrebbe essere più esplicita la volontà di tramandare alla posterità, grazie all’arte, la memoria dei giocatori di Sunderland e Aston Villa, i massimi rappresentanti del calcio professionistico dell’epoca, i nuovi eroi della classe operaia.

The Corner Kick, particolari di quadro e cornice. Immagine tratta da: searlecanada.org

Compila il form sottostante ed iscriviti alla newsletter de Gli Eroi del Calcio.

Storico dell’arte con la passione per il calcio e lo sport. Ha all’attivo diverse pubblicazioni sulla storia dell’arte. Nel suo blog www.artefootball.com si occupa di opere d’arte dedicate al calcio, al rugby e al football americano. È sempre disponibile per giocare a calcetto o a calcio con gli amici.

più letti

Copyright © 2023 | GliEroidelCalcio.com testata giornalistica registrata Tribunale di Roma - N° 90/2019 del 20-06-2019
Direttore Responsabile Federico Baranello | Editore Associazione Culturale Calcio, Cultura e Società | info@glieroidelcalcio.com
Sito aderente al Network Sport Review Srl | Privacy Policy | Cookie Policy