Davide Astori: il capitano amato da tutti
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Davide Astori: il capitano amato da tutti

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Davide Astori: il capitano amato da tutti

Davide Astori è stato un difensore centrale di Cagliari, Roma e Fiorentina. Era forte fisicamente, 1.88 m di altezza per un peso forma di 80 kg. Di piede mancino come il più grande calciatore di tutti i tempi, un certo Diego Armando Maradona. Il ragazzo bergamasco era dotato di una discreta tecnica di base. Abile nel colpo di testa e nell’impostazione del gioco dal basso.

Davide ricordava i difensori centrali italiani della vecchia guardia. Elegante sul rettangolo verde di gioco, era bello da vedersi. Poteva essere schierato come difensore centrale in una difesa a quattro o, anche, come centrale in una difesa a tre. Per necessità giocava anche terzino sinistro, ma non era il suo ruolo preferito.

Gli inizi

Davide Astori nasce il 7 gennaio 1987 a San Giovanni Bianco, Comune italiano della provincia di Bergamo. Davide è destinato a fare tutti gli step previsti dalla dura legge della gavetta (regolamento che non è scritto in nessun libro di scuola), dal settore giovanile fino a quello professionistico.

C’est la vie per un giovane atleta alle prime armi, ma va bene così.

Davide Astori inizia la carriera nella Primavera del Ponte San Pietro (1999-2000), squadra satellite del Milan. Alla guida tecnica dei rossoneri c’è Alberto Zaccheroni, l’uomo della provvidenza. In difesa i baluardi di San Siro sono Paolo Maldini e Billy Costacurta, due mostri sacri del calcio italiano e mondiale.

È un Milan con lo scudetto cucito sul petto, conquistato l’anno prima contro i pronostici di critica e tifosi. Sono gli anni più belli per Davide. Forse, i migliori anni della vita per un giovane uomo.

Avevamo solo il calcio in mente e giocavamo a pallone, dalla mattina alla sera, in un campetto di periferia dove l’inverno non trovavi un filo d’erba. Tuttavia, quel luogo d’infanzia – un lontano e dolce flashback dell’adolescenza – era il nostro San Siro. Il pallone pesava, almeno, dieci chili e d’inverno s’inzuppava d’acqua fino a diventare pesante come un macigno. Il fango entrava dentro le scarpette e s’insinuava a tradimento tra i tacchetti con i fili d’erba. Eravamo come un esercito di terra e fango; sguazzavamo felici nell’acqua come minuscoli girini in festa. Ora i palloni, così leggeri, sembrano gonfi d’aria. Alla fine di ogni allenamento, l’ultimo tiro verso la porta vuota. Poi tutti a casa, ma mai domi e stanchi. Pane e salame per merenda.

Davide è un tipo tosto, nonostante quel viso pulito da bravo ragazzo. Il ragazzino è determinato a diventare un calciatore professionista, ma non vuole essere una semplice meteora o – peggio ancora – una sterile figurina di cartone da attaccare per una sola stagione sull’album dei calciatori Panini. Davide Astori vuole scrivere col calcio le pagine più importanti della sua esistenza con la consapevolezza che nessuno ti regala niente nello sport.

È la regola delle regole, la regola madre, soprattutto per chi si appresta a lasciare il comodo nido familiare per volare alto. Dopo, circa, tre anni di militanza nella Primavera del Ponte San Pietro (1999-2001) – a mangiare pane e salame – e quasi cinque in quella del Milan (2001-2006), Davide va a spaccare la legna in serie C1 col Pizzighettone dove colleziona 27 presenze, segnando la prima rete tra i professionisti (2006-2007).

La stagione seguente viene ceduto dal Milan, sempre in prestito, alla Cremonese (2007-2008) dove scende in campo 33 volte, sfiorando la promozione in Serie B; decisiva è stata la sconfitta nella finale dei play off contro il Cittadella.

Il Cagliari

Nell’estate del 2008 il ragazzo della primavera del Milan, diventato uomo a Pizzighettone e Cremona, viene acquistato in comproprietà dal Cagliari per circa 1.500.000,00 di euro. I sardi giocano in Serie A – la massima categoria – il campionato più difficile e affascinante del mondo. Il difensore bergamasco, appena ventenne, se la dovrà vedere con campioni assoluti del calibro di Figo, Ibrahimović, Crespo, Del Piero, Trezeguet, Totti, Ševčenko, Filippo Inzaghi e Ronaldinho.

Nella prima stagione con i sardi, il 14 settembre 2008, Astori esordisce in serie A (Siena-Cagliari). Il match finisce due a zero a favore dei toscani. L’esordio da titolare, in Serie A, sempre con i colori rossoblù, il 30 novembre 2008 contro la Sampdoria di Pazzini e Cassano; Davide indossa con orgoglio la stessa maglia di Gigi Riva – Rombo di Tuono per tutti i cagliaritani – il più grande attaccante 5titaliano di tutti i tempi.

Nella bellissima cornice sarda – alla stregua di un gabbiano controvento – Davide ci resta per sei indimenticabili stagioni dal 2008 al 2014. Astori andrà a colmare il vuoto lasciato dall’addio al calcio di un mito assoluto per il popolo sardo, Diego Luis López. Una vita in Sardegna per il forte difensore centrale uruguaiano, dal 1998 al 2010. Tra Diego e Davide c’è una sorta di passaggio di testimone invisibile, un patto solenne di sangue tra due uomini che diventeranno semidei nella bellissima isola sarda.

Il 22 Giugno 2011 il Cagliari acquista dal Milan la seconda metà del cartellino di Davide Astori. Il difensore centrale è un calciatore del Cagliari al 100%. Proprio tutti in Sardegna – all’orecchio si racconta anche l’Anonima Sequestri – vogliono un gran bene a quel ragazzo dalla faccia pulita. Sempre educato, sorridente e gentile con tutti.

Nonostante la convivenza felice – come la maggior parte delle storie d’amore – il legame professionale tra Astori e il Cagliari è destinato a spezzarsi anzitempo. Nella stagione 2011-2012, il difensore cagliaritano subisce la frattura del perone a causa di un contrasto di gioco con, El Pocho, Lavezzi. Resta fermo ai box per circa tre mesi. Guarito dall’infortunio, Davide alterna prestazioni positive ad altre meno soddisfacenti.

Il 23 luglio 2014 il difensore centrale rinnova il contratto con i sardi fino al 2017. Ma nell’estate del 2017, il forte difensore decide nuovamente di abbandonare il comodo nido familiare per volare sempre più alto, controvento, proprio come fa il gabbiano – quando c’è vento di mare – per raggiungere dalla terra il mare aperto.

Il 24 luglio del 2014, nel pieno della maturità calcistica, Astori è chiamato – dopo una breve trattativa a fari spenti nella notte – a vestire i colori della Roma. QPR e la Lazio di Lotito sono beffati all’ultima curva dal club di Pallotta. I giallorossi hanno bisogno di un difensore centrale affidabile per affrontare – da protagonisti – Coppa Italia, Campionato e Champions League.

Alla Roma

Dal Cagliari viene ceduto alla Roma in prestito annuale con diritto di riscatto a favore dei giallorossi. Per Davide Astori un altro step della carriera è in fase di compimento: giocare in Champions League; la Coppa dalle grandi orecchie, la competizione più importante del calcio europeo. In breve tempo, Davide, varcherà il confine del piacere per cibarsi del suo sogno.

La musichetta della Champions sarà la colonna sonora della sua vita; melodia celestiale per un calciatore che, dal primo ascolto, entra in circolo nelle vene fino a raggiungere tutti gli organi vitali. Musica per il violino scordato di Rudi Garcia che ha bisogno – come il cacio sui maccheroni – di un difensore esperto e affidabile come l’ex cagliaritano. Il tempo passa per tutti ma – quando è clemente – spesso ti spiega pure.

Dalla primavera del Ponte San Pietro, Astori si ritrova a contendere un posto da titolare a calciatori di livello internazionale come il marocchino Medhi Benatia e, il brasiliano, Leandro Castán; tra le coppie centrali più forti del campionato. Davide è la terza scelta per il tecnico francese.

Alla fine della stagione, ventiquattro saranno le presenze in giallorosso per il forte difensore bergamasco. Un goal realizzato, in trasferta, alla diciassettesima giornata di campionato contro l’Udinese; al 17’ Francesco Totti mette il pallone in area di rigore, Davide svetta più alto di tutti e gonfia la rete per il definitivo 0-1.

Al triplice fischio dell’arbitro, la Roma va -1 dalla Juventus di Max Allegri. Il club capitolino si gioca lo scudetto, fino alla fine, ma la chiesa non verrà mai messa al centro del villaggio dal tecnico francese. In Champions League, invece, Davide debutta il 17 settembre, da titolare al fianco del greco Manolas, in Roma-CSKA Mosca.

Partita finita 5-1 per i giallorossi con le reti di Iturbe (6’), Gervinho (10’ e 31’), Maicon (20’) e Ignaševič (50’). Alla fine del campionato, la Roma conquista il secondo posto in classifica – anche grazie alle ventinove presenze di Davide Astori – subito dopo la Juventus cannibale. Ma tra il club capitolino e l’ex calciatore del Cagliari non scocca la scintilla.

Il prestito oneroso di due milioni non si trasforma in una proposta di acquisto da parte del club romano. Davide rientra subito alla base, destinazione Cagliari, ma ci resta soltanto per poche settimane. Il tempo necessario per pianificare un altro viaggio. Il gabbiano è nuovamente in volo verso altri lidi, sempre controvento.

A Firenze

Il 4 agosto 2015 viene ufficializzato il suo passaggio alla Fiorentina per una cifra intorno ai 4 milioni di euro. Dopo l’addio di Gonzalo Javier Rodríguez, diventa il nuovo capitano della viola (2017-2018). Tutti sono convinti che Davide possa rappresentare – meglio di chiunque altro – i valori sinceri e onesti del popolo viola in Italia e all’estero.

Con i suoi nuovi tifosi non è amore a prima vista, ma un sentimento che si rafforza col tempo fino a diventare vero amore. Nella terra d’origine di Dante Alighieri, Davide Astori, ci resta dal 2015 al 2018 per un totale di 91 presenze e 3 reti. L’ultima partita giocata è contro il Chievo, tra le mura amiche, il 25 febbraio 2018. Partita finita 1 a 0 per i toscani col goal partita di Cristiano Biraghi al 6’ del primo tempo. Da capitano, Astori comanda la difesa a tre di Mr. Pioli con Hugo e Pezzella braccetti di destra e di sinistra.

Lo amavamo e lui sapeva amare noi

Il 4 marzo 2018 il corpo caduto, gelido, morto di Astori viene trovato, senza vita, in un albergo di Udine che ospita la Fiorentina per il match contro l’Udinese del 27º turno di Serie A; secondo i risultati dell’autopsia, il calciatore è deceduto nella notte per morte cardiaca improvvisa seguita a fibrillazione ventricolare dovuta a una cardiomiopatia aritmogena silente.

Quello tra Davide Astori e il popolo viola è un legame indissolubile ed eterno che nemmeno la morte riuscirà mai a spezzare. Oggi, a distanza di anni dal trapasso dalle luce alle tenebre, Davide Astori è un Eroe del calcio. Un capitano virtuoso di uno sport antichissimo fatto di valori e patti di sangue segreti tra uomini e semidei. Un capitano valoroso che ha superato ogni ostacolo per conquistare l’ambito premio – il più prezioso di tutti – l’amore vero.

Davide Astori ci lascia un’eredità importante e una valigia piena di ricordi. Il popolo di Firenze esulta al ricordo del suo capitano valoroso. Ma oggi, mio capitano, a distanza di anni dalla tua tragica e prematura scomparsa, ci pare che ci sei perché se non possiamo amare così tanto e farci amare, a cosa serviremmo?
Dedicato: alla piccola Vittoria

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