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Forlì A.C. – La Romagna e i suoi simboli

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PENNANTSMUSEUM.COM – I biancorossi del Forlì nascono nel 1919 e subito dopo la fondazione si iscrivono nei ruoli della FIGC partecipando ai suoi campionati. Nel corso della loro storia la squadra forlivese ha raggiunto il massimo livello quando disputò, nella stagione 1946 – 1947, il campionato di Serie B, il primo organizzato dalla Lega Calcio a cui parteciparono sessanta squadre suddivise in tre gironi a carattere regionale. Dopo tale exploit, il Forlì giocò in vari campionati corrispondenti all’attuale serie C ovvero in D, categorie dove è rimasta per la gran parte della sua storia sportiva. Nei gagliardetti del Forlì è rappresentata la tradizione e l’attaccamento al territorio della squadra.

Il bianco e il rosso sono tonalità riprese dai colori del gonfalone cittadino mentre il gallo e la caveja sono anche l’evidenza della Romagna essendone i simboli rappresentativi. Mentre per il galletto non esistono dubbi, per la caveja vale la pena spendere alcune parole per specificarne la sua funzione e tradizione. Caveja è una parola in romagnolo che tradotta in italiano starebbe per cavicchia. Essa è un attrezzo in ferro battuto con la parte superiore terminante con un’asta nel cui trovavano posto figure allegoriche, disegni di animali, come ad esempio il galletto, ovvero simboli religiosi oltre che anelli. Nella tradizione contadina romagnola questo arnese veniva impiegato per fissare le due componenti lignee (giogo e timone) dell’aratro che veniva apposto sui buoi che provvedevano all’aratura dei campi.

La caveja spicca al centro del giogo che unisce i due animali

La caveja spicca al centro del giogo che unisce i due animali

Nel corso degli anni da semplice attrezzo agricolo, la caveja è diventato, in gran parte per una tradizione scaramantica popolare, un vero e proprio simbolo propiziatorio e di buon auspicio. In effetti veniva utilizzato per scongiurare il maltempo e nelle case dei novelli sposi quale simbolo di prosperità. Nella tradizione romagnola all’attrezzo era anche abbinato il suono caratteristico degli anelli tintinnanti durante il movimento tanto che in alcune zone del forlivese questo simbolo venne anche ribattezzato come “caveja canterina”.

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