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Il mediano di ferro del Cagliari

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GLIEROIDELCALCIO.COM – Oggi sfogliamo “Il Messaggero Sardo” del Febbraio 1980, dove troviamo un articolo dedicato a Francesco Casagrande a firma Franco Olivieri: “Casagrande nel club azzurro”, il mediano di ferro del Cagliari.

Il calciatore è da quattro stagioni alla squadra sarda, “mediano (di ferro) di spinta, motorino inesauribile, infaticabile, generosissimo, irriducibile. Un giocatore insostituibile nello scacchiere del nuovo Cagliari targato Riva-Tiddia. A vederlo in panni borghesi lo si direbbe un tranquillo impiegatuccio, tutto casa e ufficio. In maglietta e calzoncini si trasforma e assume i panni del gladiatore che tutti compagni e avversari, hanno imparato ad apprezzare e rispettare.

Un metro e settantadue centimetri di altezza per 67 chilogrammi di muscoli. Sembra essere stato inciso da una roccia di una di quelle montagne che sovrastano la sua Mareno di Piave in provincia di Treviso dove è nato 27 anni fa. Un “piccoletto” tutto muscoli e nervi, temperato alla lotta e “tagliato” per il gioco del calcio, che è e rimane la sua unica ragione di vita.

“Ho intrapreso la professione del calciatore – dice – e ad essa dedico tutto me stesso. In un mondo difficile come quello del calcio devi lottare, stringere i denti e non arrenderti mai se vuoi emergere e diventare qualcuno. Nessuno è disposto a farti regali. Se vuoi realizzare qualcosa di buono devi farti largo da solo, a prezzo di grossi sacrifici, senza mai tentennare o accusare flessioni. lo ci provo e chissà . . . “.Casagrande il taciturno”, anche … È uomo di poche parole, quasi scostante e poco incline alle compagnie rumorose. Va d’accordo con i compagni in campo e fuori, ma rifugge volentieri dalle rumorose e spesso allegre “biricchinate” dei ritiri pre-campionato e precedenti alle partite di campionato. Alle chiacchiere e ai proclami trionfalistici preferisce i fatti. E Casagrande ritrova la sua giusta collocazione là in mezzo il campo dove diventa un protagonista, uno che fa sentire (e come!) tutto il peso della sua forza e della sua spiccata personalità calcistica”.Su di lui hanno messo gli occhi le grandi squadre e si sono aperte le porte della Nazionale sperimentale… “ma se si riflette al circolo chiuso della nazionale e al “conservatorismo” del CT Bearzot si deve convenire all’importanza della chiamata in azzurro … “.“Là ove imperversa e infuria la battaglia il “nostro” è sempre presente e quasi sempre per assumere il ruolo di primattore… un fiore all’occhiello che spicca da quattro stagioni nelle gloriose casacche rossoblù”.

 

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