La storia dei "Tigrotti" della Pro Patria - Parte seconda - Gli Eroi del Calcio
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La storia dei “Tigrotti” della Pro Patria – Parte seconda

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Vi presentiamo oggi il secondo appuntamento con la storia di una squadra di calcio dal nome fortemente evocativo: la Pro Patria. Il racconto ci viene “offerto” dalla collaborazione diretta con il Pro Patria Museum e il suo ideatore Andrea Fazzari: due puntate per assaporare la storia dei Tigrotti.

Buona lettura.

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DAL 1960 AL 1979

Nella stagione 1961-1962 una splendida formazione, simbolo del territorio e di una città intera, sfiora il ritorno in Serie A. Impossibile non celebrare quel fantastico 4-1 alla Lazio, con le firme di Regalia, Pagani e la doppietta di Rovatti. Non arriva la seconda clamorosa promozione in tre anni, ma quel gruppo di giocatori, guidati da Piero Magni in panchina, regala grandi emozioni. È di quegli anni un bomber come Enrico Muzzio, autore di 40 gol in biancoblu.

Ma sono anni difficili per la causa biancoblu, e il 19 giugno del 1966 va in scena l’ultima partita della Pro in serie B. Poi la C, con Carlo Regalia in panchina, che poi sarà l’unico in questo primo secolo di storia a vestire i panni di giocatore, allenatore e direttore.

Negli ultimi anni della presidenza Candiani, Regalia porta un nuovo modo tattico di interpretare il calcio e scopre anche il talento di Re Cecconi.

Re Cecconi con la maglia della Pro Patria

La Serie C si rivela una categoria tosta, difficile, e nonostante i primi campionati vedano sempre una Pro Patria in gran spolvero, non si va oltre il quinto posto nel girone A del campionato 1967-1968. Anzi, tre anni dopo, nella stagione 1970-1971, solo la miglior differenza reti rispetto alla Triestina evita il baratro di un’ulteriore retrocessione.

La figurina “Scudetto” della Panini 1967/68

Gli anni 70 iniziano con Peppino Mancini presidente: la serie C viene difesa con artigli da tigre. Nella stagione 1972-1973 però, per la primissima volta, ecco l’inferno della Serie D: una palude che imprigiona la Pro per le tre annate successive. Un Commissario Straordinario al timone, Adriano Mancini, compie però la scelta giusta per la panchina, dove arriva Adelio, per tutti Lello, Crespi. Con Crespi allenatore si torna in Serie C al termine di un lungo duello con Cantù, vinto grazie a una formazione che conta su giovani promesse come Bartezzaghi e Bosani e su giocatori esperti come Pasquale Croci e Ettore “Fritz” Frigerio. In occasione dei festeggiamenti per il salto di categoria vengono organizzate due amichevoli di lusso, con la Juventus e con la Nazionale di Fulvio Bernardini.

Pergo Crema vs Pro Patria 1978/79

DAL 1980 AL 1999

Negli anni 80 l’avvento di Colombo presidente, con Hofling e Siegel in panchina, porta alla promozione in C1, con Rovellini, “Cicciobello” Frara, Sartirana, bomber Bardelli e tanti altri, protagonisti di una splendida cavalcata fino alla seconda posizione, alle spalle della Carrarese di mister Orrico.

Pro Patria 1982/83 Figurina Panini

Una parentesi effimera, purtroppo, perché si ritorna subito in C2.

Si succedono presidenti, allenatori e giocatori, ma l’unico vero sussulto è quello del 1985-86, quando la Pro Patria del presidente Fusari, con Melgrati in panchina, sfiora la promozione in C1, vanificata dalla sconfitta interna contro una tranquilla Pro Vercelli. Un harakiri cui nel 1987 si unisce il dolore per la tragica, prematura scomparsa di Andrea Cecotti, dopo una partita di campionato a Treviso.

In società c’è qualche tentativo di rilancio, ma complici alcuni personaggi che non onorano gli impegni, i colori biancoblu scivolano in Interregionale, l’attuale Serie D.

E, come se non bastasse, nei primi anni ’90, la Pro Patria sprofonda addirittura in Eccellenza, riuscendo a risalire solo grazie all’impegno dell’imprenditore gelese Giorgio Campo, di mister Venturini e di un solido gruppo di giocatori (capitanato da Damiano Farina) che nel ’94 – dopo un’autentica invasione di tifosi biancoblu a Meda – riporta la Pro in D, creando già dall’anno successivo i presupposti per un doppio salto in avanti. Nel ’95, infatti, si torna tra i professionisti: Tosolini, Caravatti, Petenà, Della Valle, Ferrario, Peppino e Adriano Mancini uniscono le forze per una fusione tra Pro Patria e Gallaratese.

Al primo anno di C2, con uno Speroni che reimpara a ruggire nei derby con Novara, Varese e Legnano (contro i lilla doppio successo: allo “Speroni” gol di Tubaldo, al “Mari” Ferretti al 90° su rigore procurato da Vitalone), un ambizioso Mario Beretta guida la squadra ai playoff, ma in semifinale – nonostante l’ennesima invasione di tifosi biancoblu – vince il Lumezzane.

Gli spareggi promozione non portano bene ai tigrotti perché nel ’97 arriva lo scivolone interno con la Pro Sesto (dopo il blitz al “Breda” firmato da Brizzi), e nel ’98, sempre in casa, un gol beffa (e irregolare) della Triestina al 97° scatena l’invasione di campo dei supporter biancoblu che inseguono l’arbitro Pieri. Nel ’99 la Pro di Mezzini si salva ai playout col Borgosesia, ma in società crescono le ambizioni e la piazza si dimostra pronta per tornare ad anni di gloria.

DAL 2000 AL 2019

Nel marzo 1999, la famiglia Vender acquista la Pro Patria, nominando Riccardo Guffanti direttore generale. Alcune bandiere rimangono, ma c’è un cambio radicale nella rosa guidata da Gianfranco Motta. Eppure i playoff – sconfitta con la Triestina – restano sempre un tabù. Almeno fino al 9 giugno 2002 quandodopo un’epica semifinale a Novara decisa da Dell’Acqua – arriva la promozione in C1 con la doppia finale contro la Sangiovannese, decisa da Erba all’andata e Zaffaroni al ritorno. In panca c’è Carletto Muraro.

Ė il picco di una presidenza che dura un decennio, con grandi giocatori (tra cui Paolo Tramezzani), partite indimenticabili (il 4-3 all’imbattibile Genoa e il 4-2 contro il Pisa, rimontato da una tripletta di Temelin con i tigrotti in nove) e un finale amaro ai playout col Verona.

Il 2008-2009, dopo il ripescaggio, è l’anno del calcio spettacolo (ma delle grane societarie): il Dream Team arriva a un passo dalla Serie B, dopo aver ceduto il passo al Cesena nella stagione regolare. Ai playoff, una leggendaria semifinale contro la Reggiana (4-5 al “Giglio” con tripletta di Do Prado, dopo il 3-0 granata), vale la finale. Ma lo 0-0 di Padova e un inqualificabile 1-2 in uno “Speroni” tutto esaurito (con i tigrotti in superiorità numerica) fanno sfumare il sogno cadetteria.

La rinascita si chiama Aurora Pro Patria 1919, ma senza successi. Tra flop, spese folli ed esoneri (a farne le spese anche Vincenzo Cosco), l’incubo retrocessione diventa realtà ai playout con il Pergocrema: 2-2 a Busto e 1-1 a Crema.

La Pro prova subito a risalire: nonostante mille peripezie societarie (giocatori sfrattati, occupazione degli spogliatoi, collette dei tifosi…), i tigrotti di Novelli vanno a un passo dell’impresa. Dopo un’esaltante vittoria a Busto con show di Pacilli e una stoica resistenza a Vercelli contro tutto e tutti, i biancoblu devono arrendersi in finale a Salò.

Nel 2011-2012, con Cusatis in panchina, la Pro si vede soffiare una meritata promozione sul campo da 11 punti di penalizzazione, tesoro della gestione precedente. Ma i festeggiamenti slittano solo di un anno: a Casale, con lo 0-2 firmato Calzi-Bruccini, i tigrotti tornano in Prima Divisione.

Capitan Serafini segna 75 gol in questi anni, terzo goleador di sempre dietro a leggende come Reguzzoni e Turconi.

Dopo il ripescaggio a fine campionato 2014-15 (retrocessione ai playout contro il Lumezzane, dopo una stagione macchiata dall’inchiesta con arresti “dirty soccer”) e la caduta in serie D l’anno successivo, la Pro Patria trova ancora la forza di rialzarsi. La bustocca Patrizia Testa alla presidenza, Sandro Turotti direttore sportivo e Ivan Javorcic in panchina restituiscono credibilità e Serie C alla Pro Patria. Con l’estro dell’argentino Santana e l’esperienza del “canterano” Riccardo Colombo, la Pro vince il campionato dopo un duello punto a punto col Rezzato, conquistando il 2 giugno del 2018 lo Scudetto di Serie D.

Nel campionato del centenario i tigrotti si fermano solo ai playoff contro una Carrarese grandi firme, dopo essersi tolti il lusso di lasciare in bianco la corazzata Entella, di espugnare l’Arena Garibaldi di Pisa, il “Piola” di Novara e il “Moccagatta” di Alessandria.

La storia dei “Tigrotti” della Pro Patria – Parte prima

 

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Il museo dedicato alla Pro Patria, inaugurato il 26 ottobre 2014, nasce da un’idea di Andrea Fazzari. Iniziò così nel tempo una ricerca dei cimeli dei "tigrotti" e l’iniziativa incontrò l’entusiastica approvazione dei club organizzati quali il Pro Patria Club, Il Tigrotto e il sito Bustocco nonché quella dei singoli tifosi biancoblu che hanno donato nel tempo i propri oggetti al nascente museo. Grazie all’intervento di Alberto Armiraglio (all’epoca Assessore allo Sport del Comune di Busto Arsizio) venne identificata in una sala dello stadio Carlo Speroni il sito più adatto alla mostra. Il museo è stato diviso è diviso per aree tematiche: la “biglietteria”, dove sono raccolti locandine, manifesti, biglietti e magazine da stadio; lo “spogliatoio”, in cui sono esposte le gloriose maglie a strisce biancoblu; sezione “campo” si evocano e si passano in rassegna i successi biancoblu. All’esterno del museo è stata posizionata un’opera di street art degli Urban Solid, artisti di fama internazionale e originari di Busto, nonché la famosa frase di Bruno Roghi che battezzava “Tigrotti” i giocatori biancoblu.

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