25 maggio 1977: Il Liverpool vince la Coppa dei Campioni
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25 maggio 1977: il Liverpool vince la Coppa dei Campioni

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Il Liverpool vince la Coppa dei Campioni

Lasciamo subito la parola ai vincitori, dando spazio alle fonti inglesi e, più precisamente, citando i resoconti del “The Guardian” e del “Liverpool Daily Post”, usciti all’indomani della vittoria dei “reds”.

Nel corso di questa narrazione, analizzeremo più volte l’andamento della finale. Dopo questa consultazione delle fonti Inglesi, ci sarà anche la visione integrale della partita e la lettura della stampa italiana. L’obiettivo è dunque quello di proporre la ricostruzione di questo evento sportivo sotto molteplici punti di vista.

Il quotidiano londinese, “The Guardian”, esordisce elogiando l’infaticabile ultradecennale perseveranza nelle competizioni continentali del Liverpool che alla fine, battendo il Borussia Moenchengladbach tre a uno nella finale di Roma, diviene il secondo club inglese e il terzo club britannico ad avere vinto la Coppa dei Campioni.

Poi, nell’articolo, si passa ad una rapida disamina dell’andamento del match: dopo avere preso il controllo del gioco e dominato il primo tempo (segnando anche un gol), il Liverpool subiva un gol all’inizio della ripresa e, per una buona frazione di gioco, correva il rischio di essere sopraffatto dalle notevoli doti offensive degli avversari.

Ma, a quel punto, Tommy Smith rimetteva le cose a posto con il suo primo gol della stagione che, probabilmente, si rivelerà la più importante rete della sua carriera. E poi, si legge nel prosieguo della sintesi, Neal chiudeva l’incontro a sette minuti dalla fine realizzando un gol su rigore.

Nell’articolo si passa poi a descrivere la gioia dei quasi 25.000 tifosi del Liverpool che, fin dall’inizio, avevano sostenuto la propria squadra con canti e cori, dimostrando di confidare nel buon esito della finale. In effetti, secondo l’autore del pezzo, per buona parte del match il Liverpool aveva dato l’impressione ai propri tifosi di essere superiore agli avversari.

Per certi aspetti, la partita aveva seguito l’andamento che molti avevano previsto: in alcune circostanze il Borussia aveva pressato gli avversari con alcune azioni offensive che avevano messo in apprensione i tifosi inglesi presenti al match e, dopo aver pareggiato, Bonhof (il migliore tra i giocatori tedeschi) sembrava essere stato in grado di trascinare il Borussia alla vittoria.

Ma, in realtà, la difesa tedesca faceva errori su errori, uno più elementare dell’altro. Mentre il Bayern Monaco, vincitore della Coppa dei Campioni nei tre anni precedenti, di solito aveva Beckenbauer per correggere i propri errori, il Borussia correva sempre il rischio di essere severamente punito per la debolezza aerea di Wittkamp, la disattenzione di Klinkhammer e il fatto che Vogts soffriva la velocità di Keegan e i suoi rapidi cambi di passo. E, per inciso, la prestazione di Keegan -si leggeva ancora- avrebbe sicuramente rafforzato la convinzione dei dirigenti dell’Amburgo, in viaggio alla volta di Liverpool per trattare l’acquisto del fuoriclasse dei “Reds”.
L’articolo si conclude affermando che sebbene la squadra tedesca in campo a Roma non fosse forte come era stato forte il Bayern di Beckenbauer, va comunque ricordato che essa ha colpito un palo prima della rete del Liverpool e avrebbe potuto segnare altri due gol se non fosse stato per la prontezza di Clemence. Ma, detto questo, nessuno potrebbe lontanamente immaginare di negare il grande merito dei campioni d’Inghilterra.
Finita la consultazione del quotidiano di Londra, possiamo passare a quello di Liverpool che, comprensibilmente, propone una interpretazione molto più enfatica e dove all’inizio si dice che L’INGHILTERRA può essere orgogliosa del Liverpool. Il Merseyside (area metropolitana di Liverpool) lo è certamente. La formazione dei “reds” ha archiviato in modo eccellente “la pratica Borussia Moenchengladbach” ed è divenuta la seconda squadra inglese ad avere portato a casa la Coppa dei Campioni. Alla fine, il tabellone dell’Olimpico riassume tutto con una sola parola in maiuscolo, quella che indica il vincitore: LIVERPOOL.
Il quotidiano di Liverpool continua dicendo che Emlyn Hughes e la sua squadra di eroi non dimenticheranno mai la notte di Roma, tanto più che le migliaia di supporter hanno reso loro omaggio mentre sfilavano innalzando la coppa.
Il Liverpool ha dato dimostrazione di essere la migliore squadra d’Europa, e se ci fosse stato un premio per i migliori tifosi, i supporter del Liverpool avrebbe vinto anche quello, con un ampio margine di vantaggio.
Nell’articolo si continuava poi segnalando con rammarico che il Liverpool era stato privato il sabato precedente di quello che oggi chiameremmo “triplete”, a causa della sconfitta in finale di Coppa d’Inghilterra col Manchester United, ma si sottolineava comunque che i ”reds” avevano ottenuto un importante doppio successo, diventando Campioni d’Inghilterra e Campioni d’Europa nella stessa stagione. E si aggiungeva che il fatto di avere ottenuto un doppio successo nazionale e continentale per ben due volte, negli ultimi due anni (avendo vinto l’anno prima il Campionato Inglese e la Coppa UEFA), era un segno della straordinaria abilità di questa squadra.
Nell’articolo si sottolinea in seguito che i tifosi del Liverpool potevano finalmente intonare a giusto titolo il coro che già avevano provato per settimane, in vista della vittoria finale: “Campioni d’Europa”.

Poi, un omaggio ai protagonisti della partita, un match in cui Il Liverpool ha dato prova di una notevole capacità di autocontrollo e di sicurezza, perché dopo essere stato raggiunto sull’uno a uno e aver perso il momentaneo vantaggio ottenuto in precedenza da Terry McDermott, c’è stata la grande reazione nel secondo tempo, con il gol del due a uno inglese del veterano Tommy Smith e, in seguito, il completamento dell’opera con Phil Neal, il re dei rigori che ha infilato su penalty la porta tedesca, dopo che Kevin Keegan aveva subito un fallo in area avversaria.

Ma, nella disamina della partita, c’è spazio anche per qualche riferimento all’avversario, quando si dice che, a fronte della sicurezza di sé mostrata dal Liverpool, i tedeschi sono apparsi molto nervosi e privi di fiducia nelle proprie capacità, perlomeno nella prima metà della partita. Solo dopo il pareggio con Simonsen c’è stato un loro cambio di rotta. È stato un po’ come se il gol del danese li avesse rigenerati. Ma, il Liverpool ha resistito alla tempesta e alla fine è andato tutto bene.
Keegan, nel giorno del suo congedo dai reds, ha lasciato la sua impronta su questo incontro. Un grande difensore del Borussia, nonché esperto giocatore della nazionale come Berti Vogts ha cercato di contenere l’attaccante del Liverpool con una marcatura strettissima, ma non ha potuto impedire a Keegan di mettere in evidenza le sue grandi doti di giocatore. A proposito di Berti Vogts, secondo il cronista c’è stata troppo benevolenza da parte dell’arbitro che non ha punito le sue numerose spinte ai danni di Keegan.
Nel prosieguo del resoconto si arriva anche ad un giusto riconoscimento per il Mister dei Reds. Questo avviene quando si dice che la decisione di schierare Ian Callaghan a centrocampo è stata una mossa azzeccata dell’allenatore Bob Paisley, perché il giocatore è stato decisivo, insieme ai suoi colleghi di reparto, nel determinare il possesso palla e nell’avere le redini del gioco.
È stato proprio Callaghan, infatti, a rubare il pallone a Bonhof a metà campo al 27’. Il tedesco non prova neanche a seguirlo e così nasce il passaggio per Heighway. Da questi, l’assist perfetto al veloce McDermott, capace di battere Kneib in uscita con un tiro di precisione che ha fatto andare in visibilio i tifosi dei reds.

Horace Yates, autore di questo articolo, ammette che tutto avrebbe potuto essere stato molto diverso se al 22’ Bonhoff, dopo avere indirizzato la palla oltre Clemence, avesse segnato anziché colpire il palo. Invece, come abbiamo visto, era stato il Liverpool poco dopo a passare in vantaggio.
Ma, nella ripresa c’era stato il momentaneo pareggio al 55′, quando un passaggio sbagliato di Case intercettato da Simonsen aveva permesso al danese del Borussia di superare Clemence con un tiro perfetto dal vertice dell’area inglese.

A partire da quel momento -continua Yates nel suo resoconto- il match vede una fase di predominio tedesco, con il Borussia che ha due nette occasioni da rete, la più clamorosa quando Clemence non riesce ad intercettare il pallone e Simonsen ha un varco davanti alla porta che non riesce a sfruttare.
Dalla ricostruzione dell’incontro, fatta dall’inviato del giornale di Liverpool, scopriamo che i giocatori inglesi, verso il 60’, avevano reclamato con forza un rigore quando Vogts aveva atterrato Keegan, ma l’arbitro aveva deciso di far proseguire il gioco. Scopriamo pure che, fondamentalmente, Simonsen era stato quasi l’unica l’unica fonte di speranza di una vittoria tedesca. Ma le speranze si erano dissolte al 64’, quando Tommy Smith aveva segnato con un micidiale colpo di testa su un calcio d’angolo battuto da Heighway.
A quel punto, si legge nella parte finale dell’articolo, i tedeschi devono cercare di dare il tutto per tutto nella speranza di riconquistare la parità. A dieci minuti dalla fine, l’allenatore Udo Lattek prova anche la carta della seconda sostituzione. Ma, il cambio non produce effetti positivi. Anzi, all’82’ Vogts interrompe irregolarmente nella propria area una superba incursione di Keegan e l’arbitro non esita ad assegnare il rigore. Tra l’altro, per Keegan quella sarebbe stata una chiara occasione per segnare quello che sarebbe stato il suo centesimo gol con il Liverpool. Sul dischetto, va Neal e mette la parola fine all’incontro. Prima del fischio finale, però, Stielike, innervosito forse dall’esito dell’incontro, commette un fallo da cartellino giallo che fa terminare il suo nome nel taccuino dell’arbitro.

E ora, dopo queste ampie anticipazioni sull’esito della finale, possiamo fare qualche passo indietro e tornare all’inizio della competizione.
Competizione alla quale partecipano le squadre seguenti: Akraness, Austria Vienna, Benfica, Club Baník Ostrava, Bayern Monaco, Borussia Mönchengladbach, Club Bruges, Crusaders, CSKA Sofia, Dinamo Dresda, Dinamo Kiev, Dundalk’, Ferencváros, Køge, Jeunesse d’Esch, Liverpool, Malmö FF, Omonia, PAOK, Partizan Belgrado, PSV Eindhoven, Rangers Glasgow, Real Madrid, Saint-Étienne, Sliema Wanderers, Stal Mielec, Steaua Bucarest, Torino, Trabzonspor, TPS, Viking, Zurigo.
Il primo turno vede già l’eliminazione di alcuni club che le coppe europee le avevano in bacheca, come ad esempio Austria Vienna, Benfica e Rangers Glasgow.

Le vittime eccellenti del secondo turno sono invece Ferencváros, PSV Eindhoven, Real Madrid e Torino. I granata sono eliminati dai futuri finalisti del Borussia Mönchengladbach, pagando a caro prezzo le defezioni all’andata di Pecci (assente fino dall’inizio a causa di una frattura al perone) e Claudio Sala (costretto ad uscire nella prima fase del match). In casa, i torinisti perdono due a uno: vantaggio tedesco con gol di Berti Vogts al termine di una bella triangolazione, pareggio granata su autorete di Wittkamp dopo un batti e ribatti in area tedesca e rete della vittoria di Klinkhammer con tiro su respinta di Castellini. Al ritorno, in una partita segnata dalle espulsioni di Caporale per somma di ammonizioni, di Zaccarelli (un’amminizione per proteste e una per gioco scorretto) e un rosso diretto a Castellini per un intervento falloso fuori dall’area (con Castellini sostituito da Ciccio Graziani in porta), il risultato finale è un pareggio a reti inviolate che garantisce il passaggio del turno ai tedeschi.
Ai quarti di finale arrivano lo Zurigo che deve affrontare la Dinamo Dresda, il
Borussia Mönchengladbach che gioca col Bruges, il Saint-Étienne che incontra il Liverpool e il Bayern Monaco che deve scontrarsi con la Dinamo Kiev.
Il risultato aggregato (partite di andata e di ritorno) di
Zurigo-Dinamo Dresda è di quattro a quattro (due a uno in Svizzera a favore dello Zurigo e tre a due a Dresda a favore dei tedesco-orientali). Ma, gli svizzeri passano il turno in ragione di un maggior numero di gol realizzati in trasferta. Fino ad una quindicina di minuti dalla fine della partita di ritorno, i tedesco-orientali sono virtualmente qualificati: passano in vantaggio su rigore trasformato da Hartmut Schade ed sono poi momentaneamente raggiunti dagli svizzeri con gol dell’oriundo siciliano Franco Cucinotta (quell’anno capocannoniere di Coppa dei Campioni insieme a Gerd Müller). Il momentaneo pareggio svizzero è seguito da un secondo gol della Dinamo, grazie a Hans-Jürgen Kreische, con la palla che forse non ha completamente oltrepassato la linea di porta svizzera e, infine, c’è un terzo gol tedesco-orientale ancora di Kreische. Ma, ad un quarto d’ora dal fischio finale, c’è il secondo gol elvetico che permette allo Zurigo di accedere alle semifinali. Nel commento in diretta si sente il telecronista attribuire il gol a Ernst Rutschmann ma i tabellini indicano invece in Peter Risi il marcatore. L’attaccante svizzero è bravo a mettere a rete da distanza ravvicinata una respinta del portiere avversario.

Il Borussia elimina il Bruges con un risultato di due a due in casa e una vittoria in trasferta per uno a zero. All’andata, in Germania, i tedeschi vanno sotto per due a zero, con reti subite nei primi quaranta minuti. Ma tra la fine del primo tempo e la metà della ripresa, il Borussia riesce a pareggiare. Per i belgi, gol al 23’ di Julien Cools e al 39’ di Paul Courant. Poi, primo gol del Borussia al 43′, con Christian Kulik e pareggio al 63′ su rete di Simonsen. Nel primo gol belga, la difesa del Borussia non è esente da colpe: su un rinvio del portiere danese del Bruges, Birger Jensen, la palla arriva sulla trequarti avversaria e Julien Cools, al termine di una bella triangolazione, segna con un tiro di destro, anticipando l’uscita di Wolfgang Kneib. Il secondo gol del Bruges nasce da una ripartenza dei belgi su un corner battuto male dal Borussia. Il contropiede è impostato dall’inglese del Bruges, Roger Davies, azione continuata dal compagno di squadra Jos Volders e infine finalizzata da Paul Courant che controlla di destro il pallone servito da Volders, scarta anche il portiere tedesco e realizza il gol con un micidiale diagonale sinistro.

Il due a uno tedesco arriva a seguito di uno splendido lavoro di Herbert Wimmer che inventa un passaggio filtrante tra due difensori del Bruges (Jos Volders ed Eddie Krueger) e serve a Kulik un pallone davanti alla porta. Kulik scarta il numero uno avversario, Birger Jensen, e segna eludendo l’intervento di un belga che si era piazzato sulla sua linea di porta, cioè Georges Leekens. Il gol gol del pareggio tedesco nasce da un cross dalla sinistra di Bonhof, Wittkamp colpisce forte di testa e indirizza la palla verso la porta dei belgi
da distanza ravvicinata, Birger Jensen non riesce a bloccare il pallone e può solo respingere e, sulla ribattuta, Simonsen la mette dentro di sinistro colpendo all’interno dell’area piccola. I tedeschi si garantiscono poi il passaggio del turno vincendo uno a zero in casa del Bruges, con un gol all’82′ di Wilfred Hannes. Un gol di cui, a mio parere, è fortemente responsabile il portiere del Bruges che tenta un’uscita di pugno o comunque in presa alta a una distanza di 20 metri da porta, cioè sul limite della propria area. Hannes lo anticipa di testa e, superandolo, di fatto segna a porta vuota.
Il Liverpool perde all’andata in trasferta col Saint-Étienne per uno a zero, ma passa il turno vincendo tre a uno al ritorno all’Anfield Stadium.
In Francia, il match ha ritmi intensi, con il Saint-Étienne che mette in campo una forte spinta offensiva, anche se non sempre molto efficace, tanto che gli inglesi hanno due buone occasioni nel primo tempo e prendono un palo con Heighway nella ripresa. Poi, al 79’, arriva il gol francese: corner dalla sinistra battuto veramente bene da Larqué, con un tiro a rientrare verso il secondo palo, Janvion colpisce male la palla e il suo tiro “sporco” si trasforma in un assist a favore del compagno di squadra Bathenay che segna colpendo di esterno sinistro. Da segnalare che, nel corso di questo incontro, il difensore argentino del Saint-Étienne, Osvaldo Piazza, ha ricevuto un’ammonizione e per la somma di gialli accumulati non potrà essere in campo nella formazione francese che sarà schierata a Liverpool.
Al ritorno, all’Anfield Stadium, Kevin Keegan segna dopo solo due minuti. Al 2’, Heighway conquista un corner. Alla bandierina va Keegan e, appena fuori la delimitazione del corner, lo stesso Heighway (spalle alla porta). Heighway batte corto per Keegan che avanza di qualche metro e poi fa partire un tiro di destro a rientrare sul secondo palo della porta francese: è un tiro con una traiettoria insidiosa che Ivan Curkovic non riesce a neutralizzare.
Poi Rocheteau avrebbe anche pareggiato grazie a un assist di Larqué, ma la rete è annullata per fuorigioco. Subito dopo è Synaeghel ad andare vicino al pareggio con un colpo di testa, su cross di Larqué, che costringe Clemence a deviare in angolo. Sugli sviluppi del corner, battuto dal solito Larqué, è Rocheteau che con un tiro potente chiama Clemence a un nuovo provvidenziale intervento. Ma, il Liverpool non sta certo a guardare e così, Keegan tenta un attacco sulla sinistra, poi è costretto a fermarsi e a passare la palla indietro per Hughes. Da Hughes la palla va a Tommy Smith che è posizionato al centro del campo. Il numero quattro dei “reds” imposta un contropiede cambiando di fascia, con un passaggio alla sua destra per Callaghan, cross di quest’ultimo in area francese e Toshack colpisce forte di testa una palla che passa di poco al di sopra della traversa della porta di Curkovic. Poco dopo una splendida azione di Keegan si conclude con un suo cross per Highweigh che segna con un potente tiro di destro. Ma l’arbitro aveva già fermato il gioco per un fallo del nove inglese ai danni di Janvion. Verso il finale del primo tempo, Curkovic esce a trenta metri da porta per intercettare con un doppio colpo di testa un traversone inglese. La palla arriva a Case che ovviamente vede la porta avversaria sguarnita. Ma l’otto dei “reds” non riesce a centrare il bersaglio. La partita è ricca di capovolgimenti di fronte: poco dopo , Farison scende sulla fascia sinistra e crossa per Rocheteau che costringe Clemence all’intervento con un forte tiro di destro. La prima frazione di gioca termina sull’uno a zero a favore dei padroni di casa. La ripresa inizia con una splendida azione e un altrettanto splendido gol di Bathenay che, al 51’, parte dalla sua metà campo, percorre una ventina di metri e poi fa partire un bolide di sinistro da una trentina di metri che si infila sul sette alla destra di Clemence.

Ma la gioia francese dura davvero poco perché passano solamente sette minuti e Kennedy segna il raddoppio inglese. Dalla fascia di destra, passaggio di Challagan in orizzontale per Neal e da questi un lancio verticale per Toshack che è nell’area francese. Il gallese del Liverpool, spalle alla porta di Curkovic, fa da sponda per Kennedy che va in rete con un tiro di destro da una ventina di metri.
Poi, una bellissima azione di contropiede di Revelli e Rocheteau è fermata perché quest’ultimo è di poco in fuorigioco. Comunque, fino a quel momento sono i verdi francesi ad essere destinati a passare, in virtù del loro gol in trasferta. Ma, al 72’, il ventenne David Fairclough entra al posto di John Benjamin Toshack. Ed è una mossa che cambia i destini del match: a sei minuti dalla fine, il giovane attaccante dei “reds” riceve un lungo traversone che controlla di testa, poi entra in area e segna con un tiro di destro. Tre a uno per i padroni di casa e il Liverpool si ritrova in semifinale.
Dopo questa panoramica su Saint-Étienne Liverpool, arriviamo al Bayern e alla sua sfida con la Dinamo Kiev. Il club tedesco è eliminato dal club sovietico che già due anni prima aveva vinto contro i bavaresi nella doppia finale di andata e ritorno di Supercoppa del 1975 (vittoria della Dinamo a Monaco e anche a Kiev).

Stavolta i tedeschi vincono a casa loro per uno a zero. Il loro gol nasce da un colpo di testa di Rummenigge verso la porta sovietica, su un corner battuto da destra. Il difensore della Dinamo, Viktor Matvienko, forse non si accorge che il suo portiere sta andando sul pallone e anche lui respinge di testa. Ma, sul rimpallo Rainer Künkel colpisce a botta sicura da pochi metri di destro e supera Rudakow.

Poi, però, il Bayern perde due a zero al ritorno. Nel primo tempo Oleg Blochin fallisce dal dischetto. A dire il vero l’attaccante sovietico è un po’ sfortunato, perche il pallone, da lui calciato, colpisce il palo interno alla sinistra di Maier che si era tuffato in ritardo. A quel punto la palla rimbalza sulla spalla del numero uno tedesco ed esce in corner.

Ma, a sette minuti dalla fine, la Dinamo usufruisce di un secondo rigore. Stavolta è Leonid Buryak che si incarica della massima punizione e lui non sbaglia: palla tesa, bassa e angolata alla sinistra di Maier.

Infine, all’87’, arriva il secondo gol su colpo di testa di Petro Slobodyan, a seguito di un bel cross a rientrare, nato da un calcio di punizione battuto dalla fascia sinistra. Di fatto, a meno di 10 minuti dalla fine della partita il Bayern era qualificato e nel giro di quattro minuti si vede negata la semifinale: sono quindi i sovietici che passano il turno.

Le semifinali si giocano tra Zurigo e Liverpool e tra Dinamo Kiev e Borussia. Per per la sfida tra svizzeri e inglesi, possiamo basarci sui resoconti e sugli articoli dell’andata usciti sulla stampa elvetica, e in particolare su quelli pubblicati da “La Liberté” e da “Le Matin”. Per il ritorno ci si può affidare al prestigioso quotidiano britannico “The Times”.

Su “Le Matin”, possiamo trovare un’intervista a Pierre Albert Chapuisat, vecchio libero dello Zurigo che, a distanza di anni, ricorda quella partita.

Il difensore dello Zurigo, soprannominato “Gabet”, rievoca prima di tutto il percorso che aveva portato lui, Köbi Kuhn, e il resto della sua squadra in semifinale, grazie alle eliminazioni di Glasgow Rangers, Turku e Dinamo Dresda. A proposito di quest’ultima sfida, il difensore svizzero ricorda che “A quei tempi, i viaggi nella Germania dell’Est erano sempre estremamente complicati.

Ma, in quella partita abbiamo fatto un vero e proprio exploit: primo tempo, uno a uno, poi tre a uno per i padroni di casa e infine il tre a due di Peter Risi, con il risultato che non cambia più. Lo Zurigo era arrivato in semifinale”.

Nella ricostruzione fatta dal vecchio difensore si legge ancora: “In quei giorni avevo avuto la febbre a 40 e nella precedente partita di campionato non ero potuto scendere in campo contro il Servette. Ma, soprattutto, nel match di andata contro il Liverpool eravamo privi del nostro bomber, Franco Cucinotta, che doveva scontare un turno di squalifica. Ciò nonostante, la sfida per noi era cominciata bene: un fallo in area inglese di Tommy Smith su Fredi Scheiwiler (uno dei nostri centrocampisti di qualità) ci aveva fatto assegnare un rigore e Peter Risi aveva realizzato il tiro dal dischetto (tiro centrale ma il portiere si era buttato a destra). Ma il Liverpool non si era fatto demoralizzare dallo svantaggio.

Neal aveva pareggiato al 15′, Heighway aveva realizzato il raddoppio al 48′ e poi altro gol di Neal al 67′ per un rigore concesso anche al Liverpool. Vittoria Inglese in trasferta per tre reti a uno. Poi, tre a zero a favore del Liverpool al ritorno all’Anfield Road: il sogno dello Zurigo era svanito”.

Ma è lo stesso ex giocatore della squadra svizzera a dire che il sogno, in realtà, non c’era mai stato: lo Zurigo era un piccolo club e il Liverpool una delle più grandi squadre a livello europeo. Interessanti le sue note finali, quando sottolinea che gli inglesi avevano una capacità di pressing impressionante e avevano “preso letteralmente alla gola” lo Zurigo sia all’andata che al ritorno.”Quando ti fai eliminare da una squadra simile”, conclude Pierre-Albert Chapuisat, “non puoi fare altro che ammirare e applaudire”.

Su “La Liberté”, leggiamo invece che i sogni dello Zurigo si infrangono quando deve incontrare il Liverpool. Per gli svizzeri, i “reds” rappresentano una barra troppo alta da superare. Il quotidiano di Friburgo ricorda poi il precedente della Coppa dei Campioni 1964, quando la squadra di Zurigo fu eliminata dal Real Madrid in semifinale.

L’articolo è costruito in modo più o meno simile a quello de “Le Matin”, nel senso
che prima di entrare nel merito della doppia sfida di andata e ritorno con il Liverpool, l’autore ripercorre il percorso europeo fino a quel punto della competizione.

Ma, addentrandosi nell’analisi del match di andata tra Zurigo e Liverpool, possiamo leggere due note interessanti. La prima è che il giocatore svizzero che aveva conquistato il rigore confessò in seguito di avere simulato.

E la seconda è rappresentata da un elogio particolare per l’irlandese Steve Heighway che prima, in occasione del suo gol, aveva lasciato sul posto tre difensori avversari portando in vantaggio l’Inghilterra dopo una splendida azione individuale e poi aveva costretto Heer a fargli fallo nell’area Svizzera, conquistando il penalty che sarebbe stato trasformato da Neal al 67’, per il definitivo tre a uno dei “Reds”.

A quanto scritto nell’articolo, posso aggiungere che il gol di Heighway è davvero molto bello: nasce da un’azione sulla fascia sinistra iniziata da Kennedy e proseguita da McDermott. Poi, la palla arriva a Heighway che entra in area, scarta tre avversari e segna di sinistro anticipando l’uscita del portiere. E anche il rigore battuto da Neal è un’esecuzione da manuale: palla da una parte e portiere dall’altra.

Per l’andamento del match di ritorno, come già anticipato, ci affidiamo a “The Times”. All’indomani della partita tra “Reds” e Zurigo, il prestigioso quotidiano britannico apre con un titolo che più o meno potremmo tradurre in: “Il Liverpool mostra il suo grande valore contro avversari rinunciatari”.

Poi, L’articolo ricorda che con questa indiscussa vittoria dal risultato aggregato di sei a uno, Il 25 maggio a Roma il Liverpool tenterà di realizzare un sogno che insegue da 13 anni. Se ci riuscirà, diventerà il terzo club britannico a vincere la Coppa dei Campioni.

Sì aggiunge che l’altra finalista sarà il Borussia Mönchengladbach e si precisa che, nonostante il continuo coinvolgimento nelle tre competizioni europee per un periodo così lungo, il Liverpool non ha mai raggiunto la finale più importante ma, con la vittoria della sera precedente, eliminando con autorità uno Zurigo debole e rinunciatario nella gara di ritorno della semifinale ad Anfield, ha ottenuto l’opportunità di coronare un sogno che da oltre un decennio insegue con notevole perseveranza.

Dopo questa specie di proiezione verso l’obiettivo finale della conquista della coppa, l’articolo torna sulla partita del Liverpool contro gli svizzeri, segnalando che, pur avendo già giocato numerose belle partite, la sfida dei “Reds” con lo Zurigo ha assunto i contorni del match memorabile.

A proposito di questo incontro si dice che lo Zurigo, teoricamente rafforzato dal rientro dell’attaccante siciliano Cucinotta (fuori all’andata per una squalifica) non è riuscito a dimostrarsi all’altezza della situazione, non riuscendo a fare molto di più di ciò che aveva fatto nel suo match casalingo.

Gli elvetici hanno tenuto duro una mezz’oretta, tentando di tanto in tanto qualche azione offensiva con Cucinotta, Botteron e Risi che, però, venivano facilmente bloccati prima di entrare nell’area inglese. Heighway ha nuovamente imperversato, come aveva fatto nella maggior parte delle altre partite di Coppa Campioni del Liverpool in questa stagione, e questo suo stile di gioco ha concesso a Keegan di avere spazio in attacco.

Davanti a circa 50.000 supporter del Liverpool, le velleità dello Zurigo sono
svanite in poco più di trenta minuti, cioè fino a quando Grob ha lanciato inopportunamente la palla in direzione di Chapusat, ma il difensore non si attendeva né il passaggio né che Case gli avrebbe rubato palla.

E così, anche se Grob ha cercato di chiudere lo specchio di porta, il tiro di Case lo ha superato comunque.

Il secondo tempo ha offerto una prova ancora più evidente del grande valore del Liverpool, con un superbo secondo gol di Case che ha scatenato la Kop. Poi, il tre a zero finale. Quando Waddle, subentrato a Heighway, ha colpito la traversa con una incornata e Keegan è stato rapido a metterla dentro, anche lui colpendo di testa.

Nell’altra semifinale, si incontrano Borussia Mönchengladbach e Dinamo Kiev. L’andata si gioca nello Stadio Centrale di Kiev il 6 aprile del 1977. Va detto che forse, pur avendo ancora giocatori di grande qualità (Blokhin, Onischenko, Konkov, Muntyan e Burjak) la squadra sovietica ha perso un po’ della brillantezza con cui aveva vinto la Coppa delle Coppe e la Supercoppa nel 1975.

È forse anche per questo motivo che nella partita a Kiev, la Dinamo, pur dominando il match in termini di attacco e manovra, non ha grandissime occasioni da gol e vince di misura, una vittoria ottenuta con un gol realizzato da Onischenko. È il 70’, un tiro da fuori area di Blokhin è deviato alto dalla difesa tedesca alla sinistra della porta di Kneib.

Del corner si incarica Burjak: tiro a rientrare sul primo palo, colpo di testa di Onischenko e gol che fissa il risultato definitivo di uno a zero a favore dei padroni di casa.

Il tabellino.
6 aprile 1977. Stadio Centrale Kiev.
Partita di andata della semifinale di Coppa dei Campioni.

Dinamo Kiev-Borussia Mönchengladbach 1-0
Marcatori: 71’, Onischenko (DK).
Arbitro: Pablo Sanchez Ibanez (Spagna).
Ammoniti: 42’, Fomenko 42 (DK). Vogts (BM).

Dinamo Kiev: Rudakov, Troshkin, Fomenko, Reshko, Matvienko, Muntyan, Konkov, Burjak, Berezhnoy (64’, Slobodyan), Onischenko, Blokhin. Allenatore: Valeri Vasiliyevich Lobanovsky.
Borussia Mönchengladbach: Kneib, Vogts, Bonhof, Wittkamp, Klinkhammer, Wimmer, Kulik, Wohlers, Stielike, Simonsen, Heynckes. Allenatore: Udo Latteck.

Al ritorno in Germania, il Borussia decide di giocare al Rheinstadion di Düsseldorf, anziché al Bökelbergstadion, per poter contare su un pubblico più numeroso. I tedeschi devono fare i conti con l’assenza di Heynckes che, stando alle cronache, sarà sostituito più che degnamente da Heidenreich, uomo capace di dribbling e incursioni sulla fascia.
A parte qualche isolato tentativo di Blochin, per tutto il primo tempo la Dinamo subisce il dominio tedesco e si rinchiude nella propria metà campo a difesa del vantaggio acquisito all’andata. Guidati da un eccellente Bonhof, i padroni di casa hanno una prima buona occasione gol con kulik, che calcia di sinistro poco sopra la traversa, e poi aprono le marcature al 21’, quando a causa di un’uscita del numero uno sovietico forse un po’ avventata e della mischia in area Dinamo che ne consegue, Simonsen riesce a calciare un insidioso rasoterra verso la porta di Rudakov, un tiro che Matvienko, caduto a terra nei pressi del dischetto (a causa dell’uscita irruente di Rudakov) ferma di mano. Fallo
evidente e rigore per il Borussia, con Bonhof che trasforma la massima punizione (Rudakov intuisce la direzione, ma il tiro è ben angolato, e la palla è imprendibile).
Galvanizzati dal gol, i tedeschi vanno pochi minuti dopo vicini al raddoppio: Kulik percorre un corridoio centrale, poi passa a Stielike sulla destra che fa partire un cross verso il lato opposto dell’area sovietica, lì c’è Simonsen che colpisce di testa, ma il suo tiro termina di poco a lato. Al 38’ è ancora Simonsen a costringere Rudakov all’intervento con un tiro dal limite. Poi, negli ultimi sette minuti del primo tempo non ci sono altre grandi emozioni.
Nel secondo tempo, gli ospiti appaiono un po’ più reattivi e un po’ più dinamici grazie all’ingresso di Muntyan al 54’, il quale dopo solo cinque minuti chiama Kneib all’intervento con un tiro da poco più di una ventina di metri. Poco dopo, una incursione di Burjak sulla fascia sinistra è nuovamente neutralizzata dal portiere tedesco. Al 58’, Blochin avrebbe una buona occasione in area tedesca su assist proveniente da destra, ma non gli riesce l’aggancio.
Al 60’, bella azione di Stielike che però conclude senza inquadrare la porta. Un minuto dopo, grandissima occasione gol per la Dinamo: Blochin è sul lato sinistro dell’area tedesca e fa magistralmente da sponda di testa per Berezhnoy che è più o meno spalle alla porta all’altezza del dischetto. Il sovietico si gira su se stesso e calcia di sinistro ma Kneib devia in corner.
Ripresa più equilibrata, dunque. Forse addirittura con maggiori offensive sovietiche ma, per buona parte del secondo tempo, nessuno dei due contendenti riesce a segnare. La partita sembra quindi destinata a prolungarsi con i tempi supplementari, quando, all’82’, sugli sviluppi di un calcio di punizione il Borussia raddoppia.
Sul pallone, posizionato poco fuori dall’area sovietica, va Bonhof che mette in atto uno schema inatteso dagli avversari: simula un tiro di potenza e in realtà con un pallonetto supera la barriera e mette davanti alla porta Wittkamp che colpisce di testa. La palla è respinta da Matvienko che tocca di spalla o forse di braccio (a giudicare dal rallenty non sembra che tocchi di braccio). I tedeschi reclamano il penalty ma l’azione continua e nel prosieguo la palla torna a Wittkamp che insacca di testa. È il gol che permette ai tedeschi di staccare il biglietto per la finale.
Il tabellino.
20 aprile 1977. Düsseldorf, Rheinstadion. Spettatori: 70.000 circa.
Partita di ritorno della semifinale di Coppa dei Campioni.
Borussia Mönchengladbach-Dynamo Kiev 2-0
Marcatori: 21’, Bonhof su rigore; 82’, Wittkamp.
Arbitro: Francis Rion (Belgio).
Ammoniti: 37’, Konkov.
Mönchengladbach: Kneib, Berti Vogts, Bonhof, Wittkamp, Klinkhammer, Wimmer, Kulik, Wohlers, Stielike (78’, Hannes), Simonsen, Heidenreich. Allenatore: Udo Latteck
Dinamo Kiev: Rudakov, Zuyev (54’, Muntyan), Troshkin, Fomenko, Reshko, Matvienko, Konkov, Burjak, Berezhnoy, Onischenko, Blokhin. Allenatore: Lobanovsky.

A questo punto della narrazione, possiamo finalmente passare alla cronaca dettagliata della finale.
Nella rosa dei “Reds” spicca l’assenza di Toshack. Al suo posto, Bob Pasley ha convocato Allan Waddle che però va in panchina. Sul fronte opposto, Heynckes
ha qualche problema fisico ma viene comunque schierato Udo Lattek.
Nelle file del Borussia ci sono due nazionali tedeschi Berti Vogts e Rainer Bonhof. Il club tedesco era una squadra che in quel periodo aveva vinto
il campionato nazionale a più riprese (tre volte di seguito dal 1975 al 1977) ma aveva anche vinto un’edizione della Coppa di Germania (1973) e un’edizione della Coppa UEFA (1975).
LA FINALE.
Primo tempo.
Dopo meno di due minuti, Stielike anticipa sulla fascia di destra l’intervento di due avversari e tenta il gol da fuori area, ma il suo tiro non centra la porta.

I posizionamenti in campo, per come si delineano nei primi minuti, vedono Heighway proporsi come punta centrale marcato da Klinkhammer, mentre Vogts va su Keegan che cerca la fascia sinistra, una fascia dove il fuoriclasse inglese può tentare di andare sul fondo per poi crossare con il sinistro, oppure rientrare verso l’area avversaria per tirare di destro (come per esempio è successo con il gol segnato a Liverpool ai danni del Saint-Étienne) o ancora tentare il gol di testa (realizzazione verificatasi, per esempio, nella partita di ritorno con lo Zurigo, sempre in Coppa dei Campioni e sempre all’Anfield Stadium).
Detto questo, nella dinamica delle prime azioni dei “reds” si vede anche come Heighway possa scalare a destra per lasciare a Keegan l’opportunità di agire da punta centrale. Ma, Keegan è un giocatore che spazia per tutto il campo, dando pochi punti di riferimento all’avversario e, nel prosieguo della partita, lo si vedrà spesso occupare anche la fascia di destra. Vogts, comunque, lo segue dappertutto.
All’11’, un’azione offensiva Keegan/Heighway/Case viene interrotta da Bonhof che mette sul fondo: primo corner inglese. Ma, sulla battuta del calcio d’angolo, Kneib esce respingendo di pugni e sventa il pericolo. Un minuto dopo, prima emozione del match. McDermott gioca un buon pallone a destra, poi passa al centro per Kennedy che fa partire un forte tiro di destro e costringe Kneib a deviare alto sulla traversa. Secondo corner inglese. Lo batte Neal dalla destra e, sul suo tiro, l’azione sfuma sull’altro lato del campo. Al 16’, c’è un attacco di Keegan sulla sinistra che poi crossa al centro per Case. Ma, ancora una volta, Bonhof devia sul fondo: terzo corner a favore dei “Reds”. L’azione nata dal corner finisce però con un pallone alto sulla traversa calciato da Heighway. Al 18’, il Borussia entra per la prima volta dall’inizio della partita nell’area inglese: lo fa con un’incursione di Simonsen dalla fascia di destra. Il danese del Borussia viene fermato da McDermott che però resta a terra infortunato. Al 21’, attacco sul lato destro dell’area tedesca da parte di Neal che ottiene il quarto calcio d’angolo per la sua squadra. Batte Jimmy Case ma la palla finisce ai tedeschi che partono rapidamente in contropiede. L’attacco è portato avanti da Stielike che passa a Bonhof. Questi tira da fuori area e colpisce il palo alla destra di Clemence, che si era tuffato in ritardo ed era stato superato dal pallone. Con un pizzico di buona sorte, alla prima occasione il Borussia avrebbe potuto fare davvero male agli inglesi, ma così non è stato. Poco dopo, e più precisamente al 24’, Kulik entra al posto di Wimmer.
E arriviamo al 28’ e al primo gol inglese: Callaghan conquista palla a centrocampo e serve Heighway alla sua destra. Heighway fa una grande giocata: dapprima si accentra e poi fa partire un passaggio verticale che filtra tra due avversari e mette McDermott davanti alla porta tedesca. McDermott si ritrova a battere una specie di rigore in movimento e, con un tiro molto angolato, mette la palla alla destra di Kneib. A quel punto, dal settore dell’Olimpico, occupato dai tifosi del Liverpool, inizia ad alzarsi al cielo “You’ll Never Walk Alone”: nello stadio, si sentono soltanto loro.
Dopo il gol, i “reds” continuano ad attaccare ma non si rendono particolarmente pericolosi. Al 40’, c’è il quinto corner del Liverpool. Lo batte Keegan. Ma Kneib esce di pugni e allontana. Negli ultimi cinque minuti della prima frazione di gioco non c’è granché da segnalare. Comunque, il computo dei calci d’angolo, di cinque a zero a favore delLiverpool, è a mio parere indicativo della superiorità di gioco espressa dal club inglese. E anche il fatto che l’arbitro fischi la fine del primo tempo mentre il Liverpool attacca è, in qualche modo, emblematico dell‘andamento fino a quel momento del match.
Secondo tempo.
Dopo circa quattro minuti dall’inizio della ripresa, si registra una prima offensiva inglese: Keegan dal vertice sinistro dell’area tedesca serve Heighway che è più o meno nei pressi della bandierina del corner di quel lato del campo. Il nove inglese dribbla brillantemente un avversario e crossa al centro dell’area tedesca, in direzione di Kennedy. Ma, Bonhof è sempre molto attento e libera con un colpo di testa.
Al 51’, da un attacco tedesco sulla fascia sinistra arriva il pareggio del Borussia. Bonhof cerca di servire in profondità Simonsen. Il suo passaggio viene momentaneamente intercettato dalla difesa inglese. Ma, poi, il danese del Borussia riesce comunque a prendere palla. È sul vertice sinistro dell’area inglese. Avanza di alcuni metri e poi fa partire un bolide di sinistro che si insacca all’altezza del sette del secondo palo.
I tifosi tedeschi sugli spalti sembrano avere preso coraggio, come del resto i loro beniamini in campo. Infatti, dopo solo un minuto, il Borussia ha una buona occasione per raddoppiare. Ma il colpo di testa di Simonsen, su cross effettuato dalla destra di Kulik, termina a lato della porta di Clemence.
Inizialmente il Liverpool accusa il colpo. Ma, gradualmente, gli inglesi si spingono nuovamente in avanti. Anche se, nel primo
quarto d’ora della ripresa lo fanno in modo un po’ sconclusionato. Poi, al 15’, in un contrasto in area tedesca, Keegan finisce a terra. Però, l’arbitro fa segno di proseguire. Un minuto dopo un attacco tedesco sulla fascia di destra, costruito da Bonhof e continuato da Stielike, è sventato grazie a una uscita alta di Clemence, ma l’intervento del numero uno inglese può essere considerato di normale amministrazione. Invece, l’intervento di due minuti dopo del portiere dei “reds” è sicuramente di quelli che salva il risultato: Simonsen manda in porta Stielike con un lancio perfetto dalla fascia di destra e solo l’uscita tempestiva di Clemence impedisce al Borussia di passare in vantaggio.

Forse, al di là della indubbia bravura di Clemence in questa circostanza, va anche detto che Stielike non controlla a dovere il pallone.

Il Liverpool cerca di reagire, si porta in attacco e al 20’ ottiene il sesto corner,
grazie ad un cross dalla sinistra di Kennedy che viene deviato sul fondo da Klinkhammer. Del tiro si incarica Heighway: dal corner destro parte un cross a pennello per Tommy Smith che colpisce di testa, rapido e forte, e non lascia il tempo a Kneib di intervenire.

È il gol del due a uno a favore del Liverpool.
Al 25’, c’è un calcio di punizione dal limite dell’area tedesca a favore del Liverpool. Lo batte Case. Ma Kneib para piuttosto agevolmente. Al 29’, rinvio di Clemence che arriva sulla trequarti, sponda di testa di Keegan, palla in area a Heighway che va al tiro in porta, deviazione a lato di Kneib e settimo corner del Liverpool. Al 32’, altro attacco sulla sinistra di Heighway imbeccato da Callaghan, altra deviazione sul fondo da parte tedesca e altro corner per la squadra inglese: è l’ottavo tiro dalla bandierina effettuato dal Liverpool. Lo batte lo stesso Heighway ma la difesa tedesca riesce ad allontanare la palla.
Al 33’, altro intervento provvidenziale di Clemence. Il Liverpool perde palla sulla trequarti tedesca. Wittkamp rilancia il contropiede dalla difesa, Simonsen continua l’azione a centrocampo e Stielike la prosegue sulla fascia di destra per poi crossare in area inglese.

A quel punto, Clemence esce tempestivamente di pugni e risolve una situazione che avrebbe potuto davvero essere pericolosa per la sua squadra. Subito dopo, cambio tra le file tedesche: al 34’ Hannes entra al posto di Wohlers. Tre minuti dopo, Keegan riceve palla sulla trequarti di destra, punta la porta tedesca, entra in area e viene messo giù da Berti Vogts: rigore a favore del Liverpool.

Sul dischetto va Neal e suo tiro spiazza il portiere: Kneib si sposta sulla sinistra e il pallone entra alla sua destra. È il gol del definitivo tre a uno che segna la conquista della Coppa dei Campioni da parte del Liverpool, con i suoi tifosi che salutano la vittoria cantando nuovamente “You’ll Never Walk Alone”.

Infine, visto che si è aperto questo capitolo, dedicato alla Coppa dei Campioni 1977, con due articoli inglesi sull’argomento, in chiusura propongo il riassunto di un punto di vista differente: quello italiano, per come appare sul quotidiano «La Stampa».

Il quotidiano torinese sottolinea di entrata che, all’Olimpico, i tedeschi del Borussia hanno ceduto con una prova “sbiadita” nella finale contro gli inglesi, vittoriosi -questi ultimi – grazie a una splendida prova di Keegan e ad alcune determinanti parate di Clemence sui contropiedi del Borussia.

Il Liverpool, con una difesa ed un centrocampo schierati decisamente a zona ed un attacco molto mobile, sorretto dai centrocampisti e guidato da un Keegan In serata di vena straordinaria ha dominato iI primo tempo in modo assoluto.

Ha accusato soltanto per una decina di minuti II pareggio, determinato da un errore difensivo, ma poi si è scatenato nuovamente in attacco segnando un gol su azione ed II terzo, che ha chiuso il match, su un rigore causato da Vogts per un fallo sull’inafferrabile Keegan che è stata la sua bestia nera.

Ha vinto, si legge ancora nell’articolo, la “verve” degli inglesi, letteralmente trasformati nei confronti della deludente finale nazionale di Coppa vista sabato scorso in televisione e da loro persa per 2-1 contro il Manchester United. In effetti, all’Olimpici, si è visto subito che Kevin Keegan era in grande serata.

Impostando la partita su un classicissimo gioco a zona, senza preoccuparsi eccessivamente delle marcature dirette se non dentro l’area, nelle rare volte in cui il Borussia è riuscito ad affacciarsi, il Liverpool ha potuto tenere l’iniziativa per tutti i primi 45 minuti.

Detto questo, l’autore del pezzo fornisce qualche dettaglio sul dispositivo tattico della squadra inglese: davanti al portiere Clamence, Hughes libero, poi da destra a sinistra una barriera difensiva composta da Neal, Smith e Jones, quindi quattro centrocampisti molto mobili, Kennedy, Case, Callaghan e II tornante McDermott, con davanti a lanciarsi su tutte le palle, in attesa dei compagni con cui dialogare, Keegan e Helghway (molto ispirato).

L’articolo si conclude, rendendo omaggio ai vincitori della serata dicendo che, giustamente, il Liverpool ha concluso l’incontro da autentico padrone del campo.
Il tabellino della finale.
Roma, Stadio Olimpico. 25 maggio 1977. Spettatori 60.000 circa.

Liverpool-Borussia Moenchengladbach 3-1.
Marcatori: 28′, McDermott (L); 51′, Simonsen (B); 65′, Smith (L); 83′, su rigore Neal (L).
Arbitro: Robert Wurtz (Francia).
Calci d’angolo. Liverpool-Borussia 8-0 (primo tempo: 5-0).

LIVERPOOL: Clemence, Neal, Jones, Smith, Kennedy, Hughes, Keegan, Case, Heighway, Callaghan, McDermott. Allenatore: Bob Paisley. In panchina: McDonnel, Waddle, Jonson, Lindsay, Fairclough.

BORUSSIA MOENCHENGLADBACH: Kneib, Vogts, Klinkhammer, Wittkamp, Bonhof, Wohlers (Hannes, 79’), Simonsen, Wimmer (Kulik, 24’), Stielike, Schaeffer, Heynckes. Allenatore: Udo Lattek. In panchina: Kleft, Kulik (24’), Heidenreich, Kappel, Hannes (79’).

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Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”,  Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing,  2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.

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