Il CORT: Club Olympique de Roubaix-Tourcoing
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Il Club Olympique de Roubaix-Tourcoing: CORT… Royale per una stagione

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Il CORT: Club Olympique de Roubaix-Tourcoing

Nel mondo dello sport a volte possono capitare situazioni che spiegano tutta la passione che può legare a questa o quella disciplina. Sono momenti unici, spesso governati dal solo caso, fili del destino all’improvviso disarticolati, che abbandonano momentaneamente la strada della logica per dare corpo alle più insperate avventure, improvvisamente vincenti.

Sono i perdenti che diventano protagonisti, re per una notte, eroi per caso che possono vivere in prima persona l’ebbrezza di successi altrimenti negata, gioiello magari unico ma inalterabile di carriere anonime o di secondo piano.  È anche l’intrigo e il piacere intimo, la soddisfazione, di vedere lo sfavorito vincente nell’eterna lotta tra Davide e Golia, in cui, per la verità, nel riciclo storico il primo vince sempre.

Lo sport resta la metafora ideale per questo tipo di situazioni, ogni sua singola disciplina può raccontare poche o tante storie che hanno avuto questo tipo di sviluppo. Nel calcio, con il turbinio di partite cui ormai ci sottopone la sua versione contemporanea, capita a tutti i livelli, e abbastanza spesso, che il più debole si imponga anche per una sola gara sul più forte, questo può essere sempre possibile anche se sorprendente, diverso il caso di chi riesce non solo a vincere il singolo match, ma addirittura l’intera competizione, avendo ragione, quindi, non di un solo avversario, ma di tanti insieme. 

Darui

Chi non ricorda la Danimarca vincente ai Campionati Europei del 1992 in Svezia, richiamata al posto della Jugoslavia smembrata e in guerra fratricida, capace di sbaragliare la concorrenza, Sirenetta che si trasforma prima in Cenerentola e poi in Principessa? Oppure, sempre agli Europei, in Portogallo nel 2004, la vittoria della Grecia, assistita evidentemente anche dall’influenza positiva di Zeus, Atena, Ares, capaci di trasformare i suoi giocatori in invincibili semidei?

È un’eco ricorrente quella del Verona vincente del campionato nella stagione 1984/1985 a ricordare le rare volte in cui il dominio del trittico Inter-Juventus-Milan è stato spezzato, e non da una squadra metropolitana. E poi c’è l’impresa delle imprese, quella che ammanta tutto anche di un romanticismo che ci fa amare ancora di più questo sport: la vittoria del Leicester nella Premier League 2015/2016, favola moderna con il “nostro” Claudio Ranieri protagonista.

C’è anche un altro tipo di situazione che può ricorrere e concorrere nella conquista di una vittoria non pronosticata: quando una squadra si impone in condizioni eccezionali, che nel nostro caso riguardano gli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Facile immaginare l’estrema difficoltà, la disperazione in cui si viveva in quei periodi, quando vivere di per sé rappresentava quasi un’eccezione e non la regola.  

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Campioni di Francia 1946-47

In momenti del genere potrà sembrare assurdo pensare allo sport, al calcio, e invece proprio quest’ultimo ha rappresentato quell’ancora di salvataggio, quella catena cui aggrapparsi disperatamente per risalire al sole della speranza. In Italia, tutto questo fu il Grande Torino, che pure subì lo smacco di perdere il titolo del campionato di Alta Italia 1943/1944 ad opera dei Vigili del Fuoco di La Spezia, che vinsero superando la squadra di Valentino Mazzola all’Arena Civica di Milano nel girone a tre che comprendeva anche il Venezia.

Una storia, per certi versi simile, si visse in Francia, a rimarcare un’evoluzione quasi uguale del calcio tra noi e i cugini transalpini. Lì il primo campionato si svolse nel 1893, ma era a carattere amatoriale, il calcio sarebbe diventato professionistico a partire dal 1929, lo stesso anno in cui in Italia iniziava la Serie A a girone unico come la conosciamo ora. Nell’Esagono queste due fasi sono nettamente separate, anche nel computo dei titoli vinti, nel periodo prima dell’interruzione per la seconda guerra mondiale il campionato non ebbe un padrone, con solo il Sochaux che riuscì a vincere due volte (1934/1935 e 1937/1938).

La fine delle ostilità e il ritorno del calcio vide già una sorpresa con la prima vittoria del Lille nel 1945/1946, il nostro racconto si concentra, però, sulla stagione successiva, quando a tagliare il traguardo della vittoria fu lo sconosciuto Club Olympique de Roubaix-Tourcoing, che pure si era classificato terzo la stagione precedente. 

Grava

Questa squadra, nota pure con l’acronimo di CORT, era la fusione di tre realtà esistenti, due di Roubaix, il Racing Club e l’Excelsior, l’altra di Tourcoing, l’Union Sportive, due paesi limitrofi nell’estremo nord della Francia, al confine con il Belgio, nell’agglomerato urbano di Lille. Delle due, Roubaix è certo la più nota, polo tessile di primaria importanza nell’Esagono e, sportivamente, traguardo di una delle più famose corse in linea di ciclismo, la Parigi-Roubaix, nota anche come La Pascal, poiché si svolge durante il periodo pasquale, o Enfer du Nord, per l’estrema difficoltà cui sottopone ciclisti e mezzi nell’affrontare il pavé e per le difficili condizioni climatiche. 

Tourcoing è confinante con Roubaix, anch’essa ha vissuto i fasti del primato tessile, fino alla crisi degli anni Settanta. Le due città, calcisticamente, avevano già vissuto la vittoria, Roubaix aveva vinto cinque titoli nel periodo amatoriale tra il 1901 e il 1908, l’US Tourcoing uno, nel 1909/1910, quando Albert Prouvost, proprietario dello stadio, propone e ottiene la fusione dei tre club, diventando professionisti con il nome di Club Olympique de Roubaix-Tourcoing.

Lo stemma era a sua volta diviso in due metà, gigliata una parte a richiamare Roubaix, una croce con palle l’altra a ricordare Tourcoing. Il primo campionato fu già positivo con il terzo posto, il successo arrivò la stagione seguente, 1946/1947. La squadra, affidata a Charles Demaillez, un tecnico che avrebbe legato il suo nome soprattutto al Valenciennes, vide alle prime giornate il CORT inseguire lo Strasburgo, poi prendere decisamente il comando, chiudendo al primo posto il girone d’andata. 

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Lo stadio Amédée Prouvost

 Nel girone di ritorno la squadra di Demaillez mantenne il ritmo e sembrava poter vincere senza particolari problemi, ma una piccola crisi portò a tre sconfitte consecutive che rimise in discussione il primato. Tutto si risolse a sole tre giornate dalla fine, quando il CORT andò a vincere, il 17 aprile del 1947, lo scontro diretto in casa dello Stade Reims, conquistando una storica Division 1. Era, quella, una squadra importante, che aveva i suoi punti di forza nell’estremo difensore Julien Darui, miglior portiere europeo di quel periodo, ma anche in prolifici attaccanti.

Miglior realizzatore per i neo campioni fu l’austriaco naturalizzato francese Henri Hiltl, che in quella stagione contribuì alla vittoria con ventitre reti, così come dieci furono le segnature del roubaisiense verace Jacques Leenaert, ma particolari restano le reti realizzate, ben diciotto, da Roger Grava, come la sua storia.

Nato in Friuli Venezia Giulia, trasferitosi in Francia, qui si impose, grazie ad eccezionali doti atletiche, come prolifico centravanti e, dopo l’impresa con il CORT, fu il Grande Torino ad assicurarsene le prestazioni, condividendo, purtroppo, con i granata anche il tragico destino, morendo nella tragedia di Superga. La vittoria del campionato fu l’unico acuto di quella società, la squadra mantenne la massima divisione retrocedendo dopo otto anni e non risalendo più.

Il sodalizio subì una prima scissione nel 1956/1957 quando si separò il Tourcoing, la definitiva chiusura nel 1962/1963, quando si separò anche il Roubaix. Resta il nome nell’albo d’oro, una vittoria storica che trasformò per una volta quelle due città, Roubaix e Tourcoing, in una… CORT Royale. 

GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)

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allenatore di calcio professionista, si dedica agli studi sullo sport, il calcio in particolare, dividendo tale attività con quella di dirigente e allenatore. Giornalista pubblicista, socio Ussi e Aips, è membro della Società Italiana di Storia dello Sport (Siss), dell’European Committee for Sports History (Cesh), dell’Associazione dei Cronisti e Storici dello Sport (La-CRO.S.S.). Relatore a numerosi convegni, oltre a vari saggi, ha pubblicato: 80 voglia di vincere – Storia dei Mondiali di Calcio (2010); La Vita al 90° (2011), una raccolta di racconti calcistici; Più difficile di un Mondiale – Storia degli Europei di Calcio (2012); Il Destino in un Pallone (2014), una seconda raccolta di racconti calcistici; Lasciamoli giocare-Idee per un buon calcio giovanile (Edizioni del Sud, Napoli 2016). Per GliEroidelCalcio in convenzione S.I.S.S.

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