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Il calcio pionieristico (Seconda parte)

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Manuel Cordero) –

Differenza tra schema e tattica

Il calcio, oggi, è distinguibile in due macro principi: schema e intensità. Qui, come da titolo, trattiamo soltanto il primo.

La tattica agisce sul movimento, ma né precede né segue, valutando la soluzione nel momento.

Lo schema, invece, semplifica sia movimento che momento, limitando e impostando entrambi. Crea una scienza, perché riqualifica qualcosa di caotico. Rende certo l’incerto. Ma come? Restringe, fa convergere il campo conoscitivo. Specializza.

Il motivo principe delle soluzioni schematico-calcistiche è la solidità. Questa è divenuta, nel corso del tempo, l’unica fase del calcio. Poi noi, tutt’oggi, la distinguiamo ancora, per necessità, in fase difensiva e offensiva. Ma se volessimo fermarci ai numeri, potremmo dimostrare che i club, con maggiore continuità di risultati, siano quelli con la differenza reti più ampia (sia negativa che positiva).

Ovvio, il calcio, fin dai suoi primordi, è insaccare il pallone nella rete degli avversari. Ma questo principio è stato sublimato, ai nostri giorni, nel termine “obiettivo”.

Comunque, di questo ne parleremo dettagliatamente in altra sede.

Adesso torniamo al tema.

Jimmy Hogan

Questi articoli sono stati scritti per rafforzare ancora di più il tema della Scuola Danubiana. Essa è stata quella corrente di pensiero, di idee calcistiche che ha portato il calcio ad essere una scienza.

Nessuno dice che gli inglesi (nei confini di Sheffield) non abbiano inventato nulla (si è precisato Sheffield, perché quella è la patria del calcio e non la rivale Londra). Anzi, assieme agli scozzesi, hanno gettato le basi, dalle quali questo gioco si sta, sempre oggi, sviluppando.

Chi è Jimmy Hogan? Fu un modesto calciatore, ma un efficiente allenatore. Famiglia irlandese di origine (e questo gli creò non pochi problemi in Inghilterra), iniziò a soli 28 anni ad allenare. La sua prima squadra fu il Dordrecht in Olanda (più tardi nel tempo sarà allenata anche da Arpad Weisz). Ma i veri passi da gigante li fece in Austria e Ungheria.

La Piramide (2-3-5) era il modulo su cui dal 1884 ogni squadra si basava. Allora cosa rende “differente” Hogan dagli altri allenatori dell’epoca?

Lui era attratto, si dice, dal gioco scozzese composto da una fitta rete di passaggi (in realtà, come riportato sopra, pare che i primi furono quelli di Sheffield, anche loro differenti, per tale motivo, dalle altre squadre).

Hogan fece suo questo stile e trovò la tecnica adatta, con la quale imporre ai propri calciatori esercizi che ripetessero le movenze da tenere in campo.

Inoltre, fu uno dei primi a comprendere l’importanza dell’alimentazione per specializzare il corpo.

Secondo quello che disse, dopo Inghilterra-Ungheria 3-6, il CT ungherese Sebes: l’Aranycsapat avrebbe riproposto sul campo gli insegnamenti di Hogan.

L’inglese lega le sue fortune a quelle dell’MTK Budapest con cui vinse 7 campionati ungheresi.

Inoltre, amico di Meisl, è stato di grande aiuto alla creazione del Wunderteam.

Marlon Bukovi: la Grande Ungheria e il 4-2-4

Certo la Grande Ungheria avrà anche messo in campo gli insegnamenti di Hogan, ma l’idea del centravanti arretrato (o falso nueve), fondamentale per l’Aranycsapat, e l’idea del modulo 3-2-3-2, col quale i magiari costruirono le loro fortune, si deve a tutt’altra personalità: Marlon Bukovi.

Certo, l’allenatore ungherese venne influenzato dalle idee di Hogan. Eppure, gran parte del lavoro che portò la sua nazionale ai vertici mondiali, è farina del suo sacco.

Avere un giocatore che raccogliesse e smistasse i palloni recuperati dai terzini, liberando lo spazio da attaccare (Hidegkuti), venne in mente a Bukovi.

Bisogna ricordare che nel calcio la necessità principale è: la circolazione palla (argomento di cui si è già trattato ne “La scuola danubiana”). Oltre, come abbiamo detto sopra, la solidità del sistema.

Altra necessità che portò Bukovi a creare il 4-2-4. Per non arretrare uno dei due interni d’attacco, l’ungherese decise di abbassare un mediano sulla linea dei terzini. Da lì nacque, successivamente, la cosiddetta “costruzione dal basso”: cioè un difensore che sapesse impostare l’azione e, con passaggi filtranti di lunga gittata, dare ampiezza alla manovra e pericolosità.

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Vivo a Cerreto Guidi, cittadina della campagna toscana in provincia di Firenze. Sono uno scrittore e un aspirante giornalista sportivo. Cerco di raccontare il calcio alla Foucault. La storia e la tattica sono i miei mezzi. Appassionato del football in tutte le sue forme.

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