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Niels Liedholm, il barone scandinavo

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Cinque chilometri per arrivare a scuola, cinque chilometri per allenarsi con un sasso da calciare. La storia di Niels Liedholm inizia nella sua Valdemarsvik, la bellissima cittadina svedese affacciata sul Baltico. In quel campo, dove muoverà i primi passi come calciatore, giocherà una delle sue partite più importanti, di fronte al pubblico che aveva sempre amato. L’ultima partita del trio Gre-No-Li. Correva il 1973.

E pensare che quel ragazzone non doveva nemmeno giocare a calcio, fermato da una malattia infantile e da un padre contrario ad uno sport che vedeva più come una perdita di tempo. In tutta la Svezia, però, si parlava di Nils Erik come di un prodigio. Lo prenderà prima lo Sleipner e poi l’IFK Norrköping, due squadre che segneranno il suo futuro ed il salto verso il grande calcio europeo. Arriverà in Italia nel 1949, inizialmente per rimanerci soltanto due anni. Resterà per dodici stagioni, segnando la storia dei rossoneri per tutti gli anni cinquanta, insieme a Gunnar Gren e Gunnar Nordahl, quest’ultimo compagno di calcio e di vita, sia in Nazionale che nella Milano ancora rovinata dai segni della guerra. I due si rincontreranno da avversari in Coppa Uefa, il 3 Novembre del 1982.

Nel 1958 il 36enne Liedholm ha ancora il tempo di entrare nella leggenda, segnando il gol del vantaggio della sua Svezia contro il Brasile, in quella partita che vedrà la nascita di un fenomeno di nome Pelè.

Il mito del barone scandinavo, però, è soprattutto legato alle sue gesta come allenatore. Un calcio diverso il suo, un calcio innovativo per quei tempi, un calcio più sudamericano che inglese, poco fisico e molto tecnico. Guiderà il Milan alla conquista della storica stella, nel 1979, e costruirà il progetto della Roma dei primi anni ’80, insieme al presidentissimo Viola. Sarà quella la sua vera opera d’arte. Una squadra partita dal nulla e arrivata ad un passo dal tetto d’Europa, fermata soltanto dalla maledetta finale dell’Olimpico e da un portiere baffuto quella sera più clown che atleta. Accanto a lui l’esplosione di giocatori rimasti nella memoria, primo fra tutti quel biondino brasiliano di nome Falcao, vero regista del copione scritto dal saggio Niels. Farà anche in tempo a vedere l’inizio del mitico Milan berlusconiano, lasciandolo alle sapienti mani di un altro genio della panchina, tale Arrigo Sacchi da Fusignano.

Il barone Liedholm ci lascerà il 5 Novembre del 2007, dopo aver vinto 6 scudetti e un titolo olimpico, forse la vittoria alla quale era più legato e di cui andava più fiero.

 

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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