ESCLUSIVO - Intervista a Franco Cerilli: "Il nostro Real Vicenza nacque da una intuizione di Fabbri" - Gli Eroi del Calcio
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ESCLUSIVO – Intervista a Franco Cerilli: “Il nostro Real Vicenza nacque da una intuizione di Fabbri”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

Al Vicenza giocavamo per divertire e per divertirci

Lo avevano soprannominato il nuovo Corso, con quei calzettoni abbassati e quella tecnica raffinata e mai banale. Franco Cerilli da Chioggia, talento puro sbocciato presto ed arrivato giovanissimo all’Inter degli anni ’70, quella che vedeva l’inevitabile tramonto dei campionissimi del decennio ’60.

E’ lui il protagonista della mia intervista di oggi. Calciatore mai banale, persona semplice e disponibile, testimone di un calcio passato poco avvezzo ai fronzoli ed alla chiusura da idolatria odierna.

Inizio chiedendogli un racconto degli esordi da bambino e del suo arrivo nel pallone dei grandi … “Vivendo a Chioggia ho iniziato per strada prima e all’oratorio poi. A 13 anni mi sono trasferito al Sottomarina, società di Serie C. Ho fatto tutta la trafila e a 16 anni ho esordito in C contro l’Udinese. Feci anche gol, in porta c’era il grande Simeucci, ex Inter. Era un campionato con un buon livello; l’allenatore Fongaro vide qualcosa in me e mi fece esordire in età abbastanza precoce. A 18 anni sono andato alla Massese dove ho fatto due anni. Il primo anno ero in prestito con diritto di riscatto e il secondo anno feci il campionato intero, entrando anche nella Nazionale dei semi-pro, allenata da Bearzot. Molto probabilmente, in una amichevole estiva contro il Genoa, in tribuna c’erano i coniugi Fraizzoli che videro questo ragazzino che ricordava Corso. Mi fecero seguire per tutta la stagione e alla fine andai all’Inter”.

Di questa Nazionale guidata dal vecio ne avevo sentito parlare, ma mai da qualcuno che ne aveva fatto direttamente parte. Naturale, quindi, chiedere una testimonianza su Bearzot e su quella formazione … “Era una squadra in cui giocavano tutti i giovani di C che riuscivano a mettersi in mostra. Bearzot era una grande persona, oltre che grande conoscitore di calcio. Io l’ho conosciuto anche negli anni ’90, con la Nazionale Over 40. In quella squadra ci entrai grazie a Paolo Rossi, visto che mancavano ex calciatori che potessero girare il mondo per giocare le tante amichevoli. Una volta giocammo la Coppa Pelé a Trieste ed ebbi modo di notare il grande rispetto che tutti mantenevano per questo grande signore, nonostante si giocasse per divertirsi”.

Capitolo Inter, la prima grande squadra nella vita calcistica di Cerilli … “Il primo anno c’era Suarez, il secondo Chiappella. Inizialmente non giocavo e non me la prendevo più di tanto perché ero accanto a campioni assoluti del nostro pallone. In quell’anno, però, esordii contro la Lazio e tutti parlarono di un astro nascente. Sembrava il punto di svolta ma dopo quella partita Suarez mi mise di nuovo in naftalina, diciamo così. Col senno di poi avrei puntato di più i piedi. Dopo venni a sapere che l’anno in cui giocavo alla Massese, Suarez aveva fatto l’osservatore al Genoa e mi aveva scartato. Quindi ho fatto uno più uno e credo che, per non fare figuracce, mi mise di nuovo fuori. Fa niente. Sono stati due anni bellissimi che mi hanno permesso di fare grande esperienza. La maglia dell’Inter non ti va mai via, è una grande maglia”.

E’ normale per me chiedere qualche aneddoto particolare con protagonista qualche grandissimo del Biscione del tempo … “In una amichevoli a Forlì, prima di andare in campo, Mazzola mi prese da parte e mi disse che quella maglia andava sempre rispettata, sia per la stessa che per i tifosi che venivano a vederci. Mi rimase sempre in mente il consiglio del grande Sandro”.

Primo capitolo Vicenza, forse il più bello e indimenticabile … “Finito il biennio a Milano mi diedero in prestito al Vicenza in B. Andammo in ritiro a Rovereto. C’era Carrera che aveva vent’anni, Vinicio Verza, Giancarlo Salvi, Paolo Rossi etc etc. Una squadra tutta nuova. Inizialmente la stampa scriveva che con quei giocatori saremmo retrocessi perché sembrava fossero tutti scarti. Abbiamo però avuto la fortuna di avere un allenatore che ci ha messo ognuno al suo posto. Il Grande Vicenza è nato anche grazie a Sandro Vitali. Lui era l’attaccante della squadra, ma decise di partire di notte, dopo essersi fatto dare i soldi che gli spettavano, lasciandoci senza centravanti. Successe quindi che in Coppa Italia, mentre Fabbri dava la formazione, improvvisamente disse: Cerilli, Salvi, Rossi, Faloppa e Filippi. Tutti quanti ci guardammo sbalorditi. Da lì è nato il Real Vicenza, una squadra che si divertiva a giocare, che faceva divertire. Ci ritrovavamo in un ristorante vicino Cittadella, sempre insieme, semplici e affiatati. Quell’anno non abbiamo mai pensato di vincere lo Scudetto perché non pensavamo alla classifica. Probabilmente, se ci avessimo pensato, avremmo potuto vincere o ritrovarci a metà classifica. Siamo rimasti legatissimi, ancora oggi”.

Franco Cerilli è stato uno dei migliori amici del grande Pablito nazionale. Con lui ha condiviso tante esperienze dentro e fuori dal campo. Normale, quindi, chiedere una testimonianza sul giocatore e sull’uomo … 45 anni d’amicizia, visto che ci siamo sempre sentiti anche dopo. Quando abbiamo smesso di giocare abbiamo iniziato ad andare in giro per i paesini a fare amichevoli e poi andavamo a cena la sera. Abbiamo giocato quasi 25 anni insieme. Un rapporto molto molto bello, tra tutti noi”.

Prima del ritorno alla Lanerossi le parentesi Pescara e PadovaA Pescara non sono riusciti a vedere il vero Cerilli. Io ci andai perché dovevano vendere un simbolo del Pescara, Bruno Nobili. La piazza però insorse e giocammo insieme la stagione. All’epoca c’erano ancora allenatori che dicevano che calciatori uguali non potessero giocare contemporaneamente etc etc. Non ho giocato tanto e non ho giocato bene. Mi dispiace perché è una bella piazza. A Padova, invece, ho vinto un campionato di C. Tra il secondo ed il terzo anno sono diventato un idolo dei tifosi. A Padova hanno visto un Cerilli tosto, che li ha fatti divertire nel mitico Stadio Appiani”.

Il secondo capitolo in terra vicentina segna l’incontro con un altro fenomeno, quel Roberto Baggio con il quale Cerilli vincerà un torneo di C. Due stagioni ricche di soddisfazioni … “Lasciai Padova e forse sbagliai a prendere una decisione istintiva, visto che non andavo molto d’accordo con il mister. Tornare a Vicenza fu bello. In quella squadra, il primo anno, c’era un ragazzino di 17 anni che vidi per la prima volta ad Asiago. Si vedeva ad occhio nudo che era un fenomeno. Fui il suo capitano per l’intero campionato. Era già scaltro e non aveva paura di niente. Aveva grandissima velocità che poi perse un pò, dopo il gravissimo infortunio a Rimini. Senza quell’infortunio sarebbe probabilmente arrivato a livelli ancora più alti di quelli che ha raggiunto. Con il Vicenza vincemmo anche lo spareggio per la B in cui feci il primo gol in campionato. Fu uno spareggio contro il Piacenza, davanti ai nostri 15.000 accorsi sul neutro di Firenze”.

Tralasciando l’idolo Sivori, fuoriclasse stimatissimo da Cerilli ed inserito nella ristretta lista dei migliori di sempre, faccio la solita domanda finale relativa al compagno e all’avversario più forti … “Come compagni metterei Boninsegna e Rossi insieme. Come avversari Claudio Gentile, uno dei più grandi difensori della nostra storia”.

Grazie Franco.

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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